Regia di Michael Mann vedi scheda film
Io, questo capolavoro, non l’ho visto. Ho assistito, annoiato, all’esecuzione di un compitino annunciato. Non mi sono emozionato, non sono entrato nella storia, non ho palpitato. Troppe le aspettative verso il regista di ben Altro Cinema? Probabile. Lento, anonimo e scontato questo Dillinger. Non scalfisce la superficie, sulla quale galleggia il decantato Depp, un po’ strafottente innamorato, un po’ Zorro, un po’ Clark Gable ed un po’ Castelnuovo quando mi scavalca i banconi di ricche banche. Il film viene via troppo lineare, tonnellate di fuoco vomitato e lampeggiato, fughe rapine amori traversi, inseguimenti sparatorie arresti evasioni e poi ancora. Fino al paraeroico epilogo. Tutto troppo facile. Ed è forse questo facile ad infastidire. Un facile agghindato di venusta fotografia e di musica roboante ma lontano dalla complice meraviglia di Heat, o dall’invenzione adrenalitica di Collateral, forse i reali “nemici pubblici” da sconfiggere e superare. E contro i fantasmi puoi sparare quanto vuoi, magari anche sbadatamente, come nella discoteca di Collateral o nei crocevia di Heat, ma devono avere un’anima quelle pallottole. Per quanto impazzite e surreali. In Nemico pubblico i mitra si esaltano in esercizi di stile. Gli ohhh della platea omaggiano l’eleganza della morte. Ma dai fori non esce furore e carattere ma solo copiosa vernice di scena, come quella finale che libera Depp Dillinger da un impalpabile reticolo di sogni castrati e mai pervenuti. Neanche in platea.
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