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Adolfo Celi, un uomo per due culture

Regia di Leonardo Celi vedi scheda film

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La recensione su Adolfo Celi, un uomo per due culture

di mm40
6 stelle

Documentario che ripercorre la carriera artistica di un attore italiano che è stato anche regista di successo in Brasile, interprete teatrale sia in Europa che in Sudamerica, celeberrimo 'cattivo' di un episodio di 007, parte che gli ha valso la fama internazionale.

 

A vent'anni esatti dalla prematura scomparsa di Adolfo Celi, ecco un documentario a lui dedicato e, va riconosciuto, ben confezionato, sia per la cura in sè nell'opera che per l'affetto che naturalmente ne traspare, essendo il regista Leonardo Celi il figlio del protagonista-oggetto in questione. Materiale d'archivio e interviste girate ad hoc si fondono mirabilmente, approfittando dell'ottima conoscenza che il regista del lavoro ha per forza di cose dell'oggetto della sua indagine; ecco così che passano sullo schermo, ciascuno con il proprio contributo in termini di memoria, Mario Monicelli, Paolo Villaggio, Luigi Squarzina, Tinto Brass, Tullio Kezich, Ugo Gregoretti, Gastone Moschin, Ennio Morricone e tanti altri. Nato nel 1922 e compagno di studi all'accademia Silvio D'Amico (nonchè di scorribande e di debutti teatrali) dei vari Vittorio Gassman, Luciano Lucignani, Luigi Squarzina, Luciano Salce e Vittorio Caprioli, Adolfo Celi ebbe inizialmente, nei primi anni Cinquanta, un folgorante successo in Brasile: su questa parte della sua carriera si sa poco da noi e questo documentario aiuta a ripercorrere le mosse di Celi in Sudamerica fino al ritorno in patria, nella prima metà dei Sessanta, raggiunto il llimite massimo di sopportazione della nostalgia di casa. Ma nel film non manca, chiaramente, anche il prosieguo della storia, con l'approdo - come cattivo - ad Agente 007 Thunderball - Operazione tuono (Terence Young, 1965) e la conseguente ascesa verso la fama internazionale, anche se per un pezzo Celi venne richiesto quasi esclusivamente per ruoli da antagonista. Peccato soltanto per un particolare: il regista svela sin da subito la parentela e non esita a utilizzare riprese personali della vita privata di Adolfo Celi; purtroppo però su questo versante non si apre più di tanto, preferendo focalizzare l'opera sulla carriera artistica. 6,5/10.

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