Regia di Uwe Boll vedi scheda film
Flop internazionale del 2007, esce ora da noi In the Name of the King, nominale adattamento di Dungeon Siege, un videogame del 2002 già di suo afflitto da un intreccio risibile solo parzialmente bilanciato dalla varietà di ambientazioni, qui completamente perse. La trama è la solita zuppa fantasy, con un personaggio in ambiente quasi pastorale che si trova a combattere l’armata di un malvagio stregone per salvare i propri cari, il regno e forse il mondo intero, scoprendo per strada la verità sul proprio destino. Il tutto è reso poi ridicolo dal fatto che il contadino, armato addirittura di boomerang, si chiami Farmer (cioè contadino in inglese), ma Uwe Boll non ha nemmeno il sense of humour di buttarla nel camp. E irrita invece scimmiottando le riprese di Jackson nel Signore degli Anelli. Dà un tocco orientale la coreografia di Tony Ching Siu-tung, ma i numerosi combattimenti rimangono sfiancanti. Girato fra i monti della Columbia Britannica in Canada, il film mostra alcuni notevoli paesaggi, ma è assai più molesto di un catalogo turistico.
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