Regia di Gerald McMorrow vedi scheda film
Nella Città di Mezzo, il giustiziere Preest è l’ultimo ateo rimasto e si prepara a eliminare l’Individuo, colpevole di aver lasciato morire una ragazzina in nome di Dio. Nella Londra di oggi, Emilia litiga con la madre e filma i suoi tentativi di suicidio per il diploma d’arte, Milo è stato scaricato dalla promessa sposa, Peter Esser, infine, giunge in città in cerca del figlio scomparso. In Franklyn, non tutto è come appare e le storie dei quattro personaggi arrivano a incrociarsi, in una risoluzione al tempo stesso tragica e romantica. Quello di McMorrow non è però un cinema derivativo: il gioco degli incastri e dei colpi di scena si svela relativamente presto e lascia campo alle ossessioni e alle fantasie di personaggi, che declinano il tema della fede in Dio, nella sua assenza o nell’amore. Il fato è all’opera, ma il suo disegno è controverso: non è un piano diabolico né salvifico e problematizza così la questione senza offrire risposte. Il regista, abile nelle scene di fantascienza così come nel dosare influenze pittoriche, a volte si fa prendere dal suo talento e l’esito tende qua e là al patinato a scapito del ritmo. In ogni caso un esordio interessante, filosofico e dal notevole fascino visivo (la colonna sonora non è però all’altezza).
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