Regia di Enrico Oldoini vedi scheda film
Vi rendete conto che le 'colonne' del cinema italiano del 2009 sono Panariello, Abatantuono, la Ferilli? Ma con quale presunzione ci si può arrogare la pretesa di dare un seguito ad un capolavoro come I mostri di Risi (che poi negli anni '70 coinvolse i meritevolissimi Monicelli e Scola in un seguito già non all'altezza)? E la vera protagonista dell'operazione è proprio questa presunzione, chiara espressione dei pochi e tristi, ma arroganti mezzi di questa Italiaccia dei primi anni del terzo millennio. Che dispiacere, davvero un colpo bassissimo. Si consiglia perciò di vedere questo film fingendo di non aver mai neppure sentito parlare del lavoro di Risi, e che i nomi Scola e Scarpelli in sceneggiatura (figli di papà, chiaramente: eppure i papà così in basso mai scesero) siano altrettanto anonimi di quelli che gli stanno accanto: Ferrini e Tiberi. Almeno così si potrà giudicare il prodotto per il qualunquismo, la banalità e la pochezza di idee che lo contraddistinguono. Bisio, in tutto questo, sembra Brando; un paio di sketch si salvano nel mucchio (quelli citati nella trama). Verso il finale compare perfino Giletti - nei panni di sè stesso. Tragedia tutta italiana: i veri mostri sono quelli che compaiono nei titoli di questo film.
Vari episodi e sketch sulla 'mostruosità' degli italiani nel 2009. Fra gli altri: un ragazzo che corteggia una ragazza handicappata solo per sottrarle la carrozzella e riuscire così a vedere il derby in posizione privilegiata; un attore fallito va al funerale di un collega famoso con lo scopo di rilanciare la sua carriera.
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