Regia di Marco Risi vedi scheda film
Giancarlo Siani era un cronista “abusivo” (oggi si direbbe precario) de IL MATTINO, ogni giorno dalla sua Torre Annunziata si recava alla redazione di Castellamare di Stabia. Aveva del talento e del fegato perché andava a caccia di notizie sui notabili della zona in odore di camorra. Valentino Gionta era il boss emergente, in aperto contrasto con i Bardellino e Carmine Alfieri. Giancarlo con il fido collega Rico irrompe alla festa per la prima comunione del figlio di Gionta al seguito del capitano dei Carabinieri Sensales e assiste al suo arresto. Scarcerato dopo soli tre giorni di detenzione ritorna trionfalmente a Torre. I suoi uomini gambizzano alcuni avversari, i quali in un secondo momento rispondono uccidendogli otto del suo clan. A Siani non sfugge niente, nonostante i cazziatoni del capo redattore scava, indaga e scrive pure sulle connivenze tra camorra e istituzioni. Il sindaco infatti cerca di ingraziarselo ma invano. Intanto Giancarlo viene promosso alla redazione di Napoli, un sogno che si realizza, qui si occupa d’altro ma il pretore Rosone lo tiene vigile su Torre Annunziata. I tre clan, con l’intermediazione di un mafioso, raggiungono una tregua. Gionta viene arrestato, purtroppo il destino di Siani è stato già deciso. Il 24 settembre del 1985, a soli ventisei anni, viene brutalmente ucciso da due sicari sotto casa dentro la sua mehari verde. Primo e unico giornalista ucciso dalla camorra. Fortapàsc (scritto come pronunciato alla napoletana) simboleggia lo stato d’assedio, da parte della camorra, in cui versava Torre Annunziata venticinque anni fa. Gli scenari e molte sparatorie richiamano l’anarchia del western, la camorra e i suoi tanti piccoli clan ricordano quel prototipo. FORTAPASC film è un omaggio alla figura di un giornalista, la cui unica colpa è stata solo quella di fare il proprio dovere. Libero De Rienzo lo impersona con bravura, senza enfasi e con misura, non un eroe ma un ragazzo semplice che aspirava a diventare un giornalista-giornalista non un giornalista impiegato. Il regista Marco Risi, ormai definitivamente recuperato (dopo lo smarrimento degli ultimi due film), gira con semplicità e alla maniera classica, non deve dimostrare più niente a nessuno, il talento e le qualità ci sono da tempo. Quello squarcio di ‘85 è ricreato con fedeltà e credibilità e le scene da menzionare sono numerose. Inoltre la pellicola avvince perché dietro c’è la stessa passione (la gestazione è durata cinque anni) con cui Giancarlo Siani cercava la verità dei fatti. Cast esemplare e da elogiare: accanto al già citato De Rienzo troviamo la bellissima Valentina Lodovini (la fidanzata Daniela), il promettente Michele Riondino (Rico), il sanguigno capo redattore "impiegato" Ernesto Mahieux, il pavido pretore Rosone di Gianfelice Imparato, il sindaco corrotto di Ennio Fantastichini, il professor Lamberti di Renato Carpentieri, il capitano Sensales di Daniele Pecci, nel coro di camorristi notevole Massimiliano Gallo nei panni di Gionta.
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