Regia di Alain Tanner vedi scheda film
Il bambino che si vede nell’ultima inquadratura di Jonas che avrà vent’anni nel 2000 è cresciuto, il 2000 è arrivato. Nel mondo ci sono ancora tanti problemi irrisolti, ma Jonas è proprio come i genitori (e gli altri personaggi del film precedente) sognavano diventasse: un giovane dalla mente aperta, che insieme alla fidanzata di colore sta cercando la sua strada. Purtroppo il film è esile e sfilacciato: per voler descrivere la quotidianità della vita si riduce a una serie di episodi che non lasciano il segno (oppure alzano inutilmente il tono, come per l’attrice Irina preda della mafia russa). Forse era meglio che Tanner lasciasse ciascuno libero di immaginare il suo Jonas.
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