Regia di Alain Tanner vedi scheda film
Un uomo lascia il lavoro e la moglie senza dir nulla a nessuno, per un’indefinibile inquietudine, e va a rifugiarsi presso un ex miliziano della guerra civile spagnola (Francisco Rabal, in un ruolo da maestro di vita un po’ saccente che ricorda quello di Trevor Howard in Gli anni luce). La moglie, per cercarlo, chiede aiuto alla ex compagna di lui; quando lo trovano, è inevitabile che le carte del gioco dei sentimenti si rimescolino. Nonostante la trama intrigante, l’opera è una delle meno attraenti nella filmografia di Tanner: parte bene, ma quando i personaggi si ritrovano tutti insieme sembra che non sappiano cosa fare. Il titolo deriva da una frase di Jean Baudrillard citata in epigrafe (“Ogni cosa che perde la propria essenza è come un uomo che ha perso la sua ombra”); ma allude anche al romanzo Peter Schlemihl (1814) di Adalbert von Chamisso, il cui protagonista cede appunto la propria ombra al diavolo.
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