Regia di Brad Anderson vedi scheda film
Le percezioni cambiano da persona a persona, il “sentire” non è un concetto universale e oggettivo, così come la capacità di assorbire il mondo esterno, la vita che ci circonda e che spesso ci opprime, il “sentire” non ha limiti nè confini ma muta e si trasforma, l’uomo non è una macchina perfetta ma anzi la massima rappresentazione della fallibilità.
Larry Pearce lavora come supervisore per una azienda che produce software, il suo compito consiste nell’ascoltare gli addetti del call-center mentre danno chiarimenti ai clienti, deve controllare e valutare il tono delle loro risposte, per capire se il servizio di assistenza è funzionale oppure no.
Ma le capacità di Larry vanno oltre, il suo udito infatti è particolarmente sviluppato e gli consente di ascoltare conversazioni anche a diversi metri di distanza, non sappiamo come tutto ciò sia possibile, avviene e basta, lo stesso Larry non si pone domande, forse perché convinto che non ci siano risposte.
Poi un giorno scopre, o meglio sente, che il cuore di suo figlio Michael non batte più come dovrebbe, subito parte un check-up completo ma ormai è troppo tardi, i medici gli comunicano che per il bambino non ce più niente da fare, soffre di una malformazione rara e non curabile, era necessario intervenire prima, bisognava “sentire” prima.
Brad Anderson scrive e dirige una storia dai forti toni drammatici, il regista degli ottimi Session 9 e L’uomo senza sonno ci porta ancora una volta in una dimensione altra, in un universo privato e instabile che lentamente muta, la mente di Larry non è in grado di sopportare il dolore, di metabolizzare la perdita, e perciò implode sopraffatta dal peso del quotidiano che sempre più prende il sopravvento.
Suoni e rumori della vita di tutti i giorni diventano spilli conficcati nella sua mente, gli uncinetti della moglie, le lampade al neon, una bandierina mossa dal vento, la pioggia, la normalità che di colpo diventa anormale, insopportabile e ingestibile, il reale (o meglio, la sua percezione) che diventa irreale, portando un uomo alla pazzia e all’autodistruzione.
Sounds Like è un horror della psiche che Anderson narra in modo superbo, seguendo il suo protagonista nel suo viaggio ossessivo, mostrandone la grigia esistenza lavorativa e l’altrettanto insoddisfacente vita privata, mantenendo sempre altissima la tensione in attesa del fatidico crack, il rumore finale che indica il superamento del limite, il punto di non ritorno.
Poco sangue e nessun effetto a sorpresa per una vicenda che procede lineare e forse scontata, ma questo non importa perché la messa in scena del dramma e dell’orrore resta di prim’ordine, un percorso prevedibile ma assolutamente coinvolgente, solo nel finale il regista concede qualcosa allo spettatore più assetato, ma la trasformazione è ormai compiuta, Larry ha ceduto il passo, vinto dai suoni della vita che rappresentano il preludio alla morte…e finalmente giunge la quiete e il silenzio.
Straordinario Chris Bauer nel ruolo di Larry, il suo volto è una maschera d’angoscia che lascia il segno, impeccabile il lavoro di Anderson in regia e scrittura, senza dubbio tra i miglior episodi della serie Masters of Horror.
Voto: 8
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