Regia di Brad Anderson vedi scheda film
Quarto episodio della seconda stagione di "Masters of Horror", questo "Sounds Like", più che un vero e proprio Horror, può essere definito (come "Chocolate" della precedente serie) un Dramma psicologico dai risvolti tragicamente macabri (un po' come accadeva in "Macabro" di Bava jr.).
Il mediometraggio analizza il tema dell'Udito osservandone la rielaborazione mentale svolta dal singolo individuo, e questo lavoro è svolto egregiamente grazie a un utilizzo squisitamente artistico e psicanalitico della traccia sonora: i rumori non seguono alcun criterio di realismo, ma bensì vengono enfatizzati onde poter illustrare il profondo turbamento psichico che affligge il protagonista (drasticamente scosso dalla tragica perdita del figlio). Il motivo del Sonoro si lega all'importanza dell'Ascolto e della necessità per l'individuo di poter godere il Silenzio, rendendo ancora più terribile la sofferenza fisica e mentale del protagonista, il cui udito ipersviluppato lo rende sempre più vulnerabile all'insopportabile frastuono tipico dell'era moderna, giungendo all'apice dell'insofferenza nella disturbante sequenza in città, dove la mdp, praticamente incollata al volto del personaggio, ne svela fino al minimo dettaglio l'animo irrimediabilmente destabilizzato dal concerto infernale (significativa in tal senso la memorabile scena della mosca).
Dopo che il nostro 'eroe', giunto ormai al punto di non-ritorno nel suo percorso verso la Follia, arriva a soffocare nel sonno la moglie gravida, il Caos acustico del mondo subisce la metamorfosi finale riducendosi al macabro e incessante strisciare dei vermi che albergano nel cadavere sepolto del figlioletto e nella sventurata moglie vittima della pazzia del marito.
Il finale, per certi versi intuibile già dal principio, è degno dell'Edipo Re di Sofocle: l'unica cura per il nostro uomo devastato dalla sorte è il gesto autolesionista della recisione di entrambe le orecchie.
Dunque, libero dall'oppressione del suo diabolico udito, il nostro eroe solitario cammina per la sua cittadina osservando (in soggettiva) i volti disgustati delle varie persone, suoi antagonisti in quanto incapaci di comprendere e apprezzare la Poeticità dell'Ascolto e del Silenzio. L'immagine conclusiva dove lui, voltato di spalle rispetto al pubblico (e quindi alla massa rumorosa), si dirige verso il lago (in direzione del Sole) portando in braccio la barca del figlio è un tocco lirico altamente commovente, degno di una vera opera d'Arte Cinematografica.
Pur non essendo un "Maestro" storico come Carpenter e Argento, con questo gioiellino Anderson si confermando uno dei registi contemporanei più promettenti, nonché uno degli autori piùattenti ed efficaci nell'indagine sulla complessità della psiche umana, come nel precedente "The Machinist", con cui l'episodio presenta diverse affinità (come la trasfigurazione della routine in un incubo paranoico).
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