Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Titolo storico,esempio di espressionismo che si amalgama all'avvento del sonoro,"M" è anche una pellicola assai avanti a livello di psicologia criminale,mostrando insieme la" banalità del Male",nell'identità del killer che uccide bambine nella Germania che si prepara al totalitarismo nazista,ed il lato umano,insopprimibile,di una psiche spezzata e un istinto omicida incontrollabile:tuttavia,Fritz Lang,e questo è uno dei motivi per cui questo lungometraggio ha avuto l'importanza che merita,non dimentica,nonostante la gravità dei crimini commessi,e la particolare crudeltà del Fato,nella scelta delle vittime dell'assassino,di trovare il modo per esprimere un minimo di pietà per un folle irresponsabile fino in fondo delle proprie nefaste azioni.In più."M" diviene l'occasione per uno sguardo accusatorio su una nazione ridotta al minimo della propria dignità,in cui qualsiasi cialtrone possa ergersi a giudice di chiunque altro,e disporre di vita o morte del prossimo.Forse la chiave di lettura che vede il film come una satira acuminata camuffata da dramma criminale non è lontana dalle intenzioni dell'autore,uomo di cinema di straordinario intuito e talento per le immagini:un bianco e nero che a tratti sembra assumere colori cupi a tingere la fosca storia narrata.La fuga dell'ometto grigio ed insignificante Peter Lorre,che si risolve nella sua cattura,ed il monologo straziato ed inquietante,un vero capolavoro d'attore,dello stesso,al processo sommario che viene intentato all'assassino dai delinquenti della città.L'umorismo sarcastico di Lang emerge netto nella scena in cui la polizia intima il mani in alto ed ognuno presente alza le braccia.Un film che,a settant'anni,ed oltre,dalla sua uscita,mantiene sia lo status di film di culto,che,dal motivo fischiettato dal maniaco al suo ingresso in scena,ad altri momenti rimasti nella mente di tanti spettatori e amanti del cinema,non perde neanche un grammo del suo fascino e della sua modernità.
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