Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Lang è un genio. Tutto è costruito con magnifica ed inequivocabile perfezione, tutto sembra fluido ed ovvio ma qui siamo di fronte ad un testo scolastico dall'enorme peso letterario. Facile guardare l'assassino e trovarci i connotati ed i riferimenti più abusati dal cinema a venire, ovvio capire che il motivetto fischiettato è un pezzo di bravura incommensurabile di Lang che in maniera innocua realizza una sinestesia meravigliosa e nuova (il cinema muto era appena al suo tramonto), presto saccheggiata dai futuri epigoni. Lohmann è l'essenza del noir carnificata, l'emblema stesso di un intero genere nella stessa misura in cui Dupin lo è dei vari Poirot e Sherlock Holmes. Ma Lang fa di più, fa molto di più; traspone il mero thriller in una chiave decisamente più articolata; sovrappone le sedute della polizia a quelle dei malavitosi, in un impietoso quadro che accenna senza dire a infinite chiavi di lettura. La criminalità come la polizia, armata e organizzata. La criminalità come un'azienda con i suoi amministratori delegati e le sue manovalanze. La società viene scoperta e mostrata, senza commenti o riferimenti precisi, quasi con sguardo distratto e superiore. Ed infine, dopo tutto questo tripudio di grande cinema, un finale teso e sicuro; o forse qualcosa di più, non un finale ma IL finale. L'ennesimo insegnamento del maestro ai suoi allievi passati, presenti e futuri. Un inciso che mi piace ripetere ad ogni visione di Lang; non c'è attesa che non possa essere soddisfatta, non c'è superlativo che non possa essere ratificato, non c'è spettatore che possa essere insoddisfatto. E' un'opera senza tempo che veste strette le cinque stellette e l'ovvio 10/10 che le si può tributare.
E' appena arrivato il sonoro e Lang già confeziona una perla di colonna sonora.
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