Regia di Jean-François Richet vedi scheda film
Piuttosto insulso. Salta da nessuno stile a nessun altro, senza essere né cinematografico, né televisivo, né fumettistico, fino a far dubitare persino che possa essere autobiografico. Cassel è bravo, nessuno lo nega. Ma dopo averlo lasciato nei panni del mafioso russo londinese voluto da Cronemberg in “Eastern Promises”, lo si ritrova svuotato di potenzialità nelle vesti di un personaggio mal dipinto e mal riuscito, una sorta di tronista ante-litteram, insignificante ancor prima di diventare antipatico. O viceversa. Il filo temporale è intessuto con malagrazia, si ha l’impressione di saltare da un trafiletto all’altro di cronacuccia nera ossiessionatamente ripetitiva e monotona come dentro un Resto di Carlino nelle pagine locali. E con donne che vanno e vengono senza lasciare nessuna traccia, classico indizio di un film scorrettamente machista. Meglio lasciar perdere l’idea di doversi vedere anche il secondo tempo, la cui uscita è prevista a breve.
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