Regia di Kim Sung-ho vedi scheda film
In questo film la verità si concede con il contagocce: è uno stillicidio che scava delicatamente la roccia della logica e dell'apparenza, preparando la culla all'inquietante fascino del dubbio. ("Quello che vedi non è tutto"). Lo specchio, per una volta, infrange l'illusione dell'identità tra oggetto reale e immagine virtuale e ne sovverte i ruoli, attribuendo un'esistenza propria e indipendente a ciò che si trova al di là del vetro: questa è una nostra entità gemella, però infida ed estranea, capace di trarci in inganno e di avere la meglio su di noi. Molto indovinata l'idea delle due indagini condotte in parallelo e della storia che, sia pur asimmetricamente, finisce per ripetersi.
Questo film conferisce un significato psichico alla proprietà fisica che definisce l'immagine riflessa: una percezione esterna di noi stessi che, nella schizofrenia, si stacca dall'io cosciente ed inizia a muoversi autonomamente in un mondo separato.
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