Regia di Bruce Robinson vedi scheda film
Voto 7.5 - Tributo ad Hunter S.Thompson liberamente ispirato al suo romanzo "Le cronache del rum" e diretto da Bruce Robinson che ne ha scritto e curato la sceneggiatura che ha un po’ di difetti, ma anche molti pregi. Difetta infatti nella somiglianza con i contenuti del romanzo (ma del resto è sempre così: in tutti i film tratti da noti libri vengono omessi o alterati dettagli rilevanti) anche se a mio parere, per certi versi ha migliorato molto la storia grazie all'introduzione di alcune sequenze inedite e simpatiche e soprattutto grazie ad un felice ed ironico happy-ending (basti solo pensare che il romanzo invece si conclude con la morte di Lotterman stroncato da un infarto causatogli dal comportamento di Moberg...)
Inoltre, Robinson è riuscito a rendere i suoi protagonisti meno squallidi e dissoluti di quelli del libro, donandoli sfumature più umane e quindi questo è decisamente un altro dei punti a favore del film che mano mano si arricchisce di altri meriti e qualità: locations indovinate e ben riprese insieme a tutte le loro peculiarità estetiche o antiestetiche (la fatiscenza e lo squallore di alcuni ambienti poveri portoricani è ben immortalata e ben riprodotta ad esempio), la fotografia è folgorante e riesce a catturare l’affascinante Portorico di fine anni ’50, la colonna sonora è gradevole ed influente e la recitazione degli attori è buona.
Manca però (sempre rispetto al libro) qualche scenetta divertente (come quella del litigio sull'aereo tra Paul ed un vecchio signore oppure quella di Paul e Sala che quando vengono arrestati iniziano a distribuire sigarette a tutti i carcerati per tenerli buoni ed evitare di essere pestati, ecc.) e manca addirittura un personaggio di spicco, Yeamon, le cui caratteristiche sono state trapiantate e condensate un po’ in Bob Sala e un po’ in Hal Sanderson.
Peccato inoltre che la partecipazione di Chenault nella trama non sia stata sfruttata al meglio per fare in maniera che diventasse uno dei punti di forza della storia - ma in fondo questo non lo vediamo succedere neppure nel libro (la loro relazione infatti è breve, marginale e tutt'altro che romantica perchè Paul è solo attratto da lei che vede come una ragazza facile e spregiudicata).
The rum diary o Cronache di una passione, è comunque un’opera cinematografica stilisticamente abbastanza differente da "Paura e delirio a Las Vegas" (proprio come "Le cronache del rum" in primis si differenzia molto da "Paura e disgusto a Las Vegas") poichè è più inconsistente da alcuni aspetti (ma non banale), più seriosa e soprattutto più profonda, dunque anche molto meno grottesca e per questo destinata ad un target più ampio di spettatori. Stranamente però, ha avuto un parto assai lungo e travagliato, poichè pur essendo un film prodotto ed interpretato nel 2009 da Johnny Depp (grande amico di Thompson e forse anche il suo alter-ego dato che ha cominciato ad omaggiarlo già col succitato Paura e delirio a Las Vegas) è stato lanciato al cinema solo nel 2011. Ma a prescindere da suo ogni ritardo, difetto o confronto, non si può negare che possiede momenti assai godibili e poi, concede allo spettatore anche delle riflessioni importanti e profonde sul mondo talvolta scorretto e falso del giornalismo; sui compromessi da accettare per poter continuare a svolgere la propria professione e non cadere nel baratro della disoccupazione e della povertà; sull'allor controversa e problematica situazione economica e politica portoricana e sui più azzardanti stili di vita. E' in definitiva una storiella interessante e carina, di facile visione perchè favorita da una narrazione piacevole, da un buon ritmo, da dialoghi spesso simpatici che incidono e poi, l’espressività ed il carisma di tutti gli attori, non passano di certo inosservati, ma riescono ad intrattenere quanto serve, senza contare che ci sono molti più sprazzi di umorismo del previsto e sequenze grottesche medio-lunghe che riproducono con diligenza lo spirito folle, giovanile e spregiudicato di Thompson: Paul che inizia a sputare fuoco contro i suoi inseguitori mentre è in macchina per salvare la pellaccia a lui e ad un suo collega; un’altra in cui il suo arresto e breve processo si rivelano più esilaranti che seri; il suo giro su una Corvette rossa insieme a Chenault che nel proporgli una scommessa gli fa quasi fare un incidente mortale; la sua allucinazione in seguito all'assunzione di una sostanza stupefacente o ancora quando decide di farsi accompagnare da Sala e Moberg da un mago ermafrodito affinchè benedica uno dei loro galli e lanci una maledizione su Sanderson ecc.
Nel cast troviamo un indovinato Richard Jenkins nei panni di Lotterman, l’editore irresistibilmente cinico e sarcastico del San Juan, che col suo modo di fare ed i suoi piccoli dissidi con i suoi dipendenti strappa più di una risata; Michael Rispoli nei panni di Sala, un fotografo bonaccione ed ingenuo, ma anche un po’ eccentrico che funge da ottima spalla per Johnny Depp che nei panni di Paul Kemp, si scrolla di dosso quella comicità jack-sparrowiana ormai divenuta cult insieme a tutte quelle sue smorfiette che negli ultimi anni ha sfoggiato spesso per adattarsi a lavorare in film per il piccolo schermo e ci regala finalmente una prova diversa che possa esser ritenuta valida non solo dai suoi fans. Interpreta infatti un uomo comune che ama bere e che cerca di abbandonare un tipo di vita fatto di eccessi, per diventare un bravo giornalista e che trova la donna della sua vita in Chenault interpretata da una splendida Amber Heard che incarna alla perfezione il ruolo della ragazza procace e dallo spirito libero che li stende proprio tutti gli uomini. Poi troviamo un bravissimo Aaron Eckhart che interpreta Hal Sanderson, il tipico uomo d’affari ricco ed arrogante che è riuscito ad avere tutto dalla vita grazie ad una condotta non proprio scrupolosa ed integerrima e godiamo infine della presenza di un impareggiabile Giovanni Ribisi nel ruolo dello stravagante Moberg, un pazzoide scarto della società che ama sperimentare droghe ed ascoltare vecchie registrazioni dei discorsi di Hitler - sebbene molti dei personaggi del film siano strampalati, Ribisi li batte tutti e pur non avendo un gran ruolo nella storia, le sequenze in cui c’è, diverte davvero molto.
Il film però non è una commedia vera e propria poichè unisce una serie di tematiche e di elementi diversi che si fondono perfettamente: malinconia, corruzione, cinismo, depravazione, eccentricità, povertà, emarginazione sociale, problemi di alcolismo, droga, allucinazioni, triangoli amorosi, magie vodoo, voglia di ricominciare, di emergere, dedizione al proprio lavoro con un sentito senso di onestà, di giustizia e di riscatto... inoltre, si percepiscono delle sfumature noir vagamente esilaranti ed un’efficace dose di sensualità - grazie ad un'alchimia abbastanza seducente sviluppata sul set da Depp e la Heard.
Verso la fine degli anni ’50, il giornalista Paul Kemp da New York si trasferisce a Portorico per lavorare per il San Juan, un quotidiano locale sull'orlo del fallimento (che sopravvive grazie alla pubblicità e a stratagemmi vari che cercano di raccontare il "sogno americano"), ma finisce presto col ritrovarsi invischiato in una serie di avventure bizzarre e rischiose.
Tra alcool, droghe, bravate, coinvolgimenti in attività equivoche ed il desiderio proibito di avere la ragazza di un altro (che è per sua ironica disgrazia proprio l'uomo per il quale dovrà svolgere il suo lavoro di giornalismo più importante e redditizio ottenuto da quando s'è trasferito e che una sera lo salva perfino dal carcere pagandogli la cauzione), Paul vive un periodo molto irrequieto anche se alla fine riesce ad abbandonare ogni eccesso per realizzare tutto quello che desiderava.
Ha scelto e saputo coordinare bene musica, ambienti e cast, ma avrebbe potuto fare un lavoro migliore con la sceneggiatura.
Con i capelli impomatati ed un aspetto reso giovanile al massimo davanti alla telecamera (nonostante qui avesse già i suoi bei 46 anni) omaggia ancora una volta Hunter S.Thompson calandosi nuovamente nei suoi panni, tuttavia riscuote meno successo nonostante conceda una buona prova estranea dal suo più noto stile recitativo da cartone animato e nonostante sia anche privo d'ogni makeup tipico degli eccentrici freak che spesso interpreta.
All'altezza del ruolo affidatogli. Bravo.
Bravo e simpatico.
Bella e sensuale, è l'incarnazione perfetta del "sogno americano"... sì, degli uomini. Il suo ruolo non richiedeva grandi doti recitative, perciò lei è stata una scelta più che adeguata.
Divertente ed incisivo, anche se ha un ruolo secondario.
Grottesco, matto, irriverente... inimitabile.
Gustosa.
Scriverei meglio la sceneggiatura approfondendo alcuni fatti e situazioni.
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