Regia di Philippe Lioret vedi scheda film
Un film tutto sommato riuscito, anche se, a mio parere, imperfetto. La situazione messa in piedi da Lioret sembra fatta apposta per destare la commozione dello spettatore e appare assai vicina alla realtà, ma forse con qualcosa di troppo. Come se non bastasse la condizione di profughi, e forse di clandestini (e non si capisce perché se Bilal non viene punito in quanto profugo di guerra, debba invece essere perseguito dalla legge Simon, che lo ospita a casa propria), il regista ci mette anche una vicenda da Giulietta e Romeo. Per di più, il ragazzo curdo, che ha trovato il modo di arrivare dall'Iraq alla Francia, sembra ignorare che la traversata a nuoto della Manica è impresa (epica e sportiva) d'altri tempi, soprattutto per uno che quando pensa l'azione non sa ancora nuotare (e magari potrebbe avere l'idea di passare in qualche modo attraverso il tunnel sotto la Manica).
Dà forza al racconto di Lioret la prova di Vincent Lindon, un attore sempre credibile, anche nelle parti meno grate, come quelle che, secondo me, gli va offrendo il regista parigino. Anche certi scorci sulle notti di Calais e sul mondo dell'immigrazione clandestina funzionano a sufficienza. Ma tutti gli altri espedienti drammaturgici escogitati da Lioret non mi convincono e mi impediscono di entrare in sintonia con il suo cinema.
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