Regia di Philippe Lioret vedi scheda film
Onesto film di impegno civile, in cui funziona tutto: copione, regia, interpreti. Con qualche forzatura e un pizzico di retorica sparsa qua e là, Lioret riesce a mettere in scena una vicenda (in)credibile, su una delle problematiche sociali più impellenti dell'ultimo ventennio: l'immigrazione clandestina (causata, in questo caso, da una piaga ancora più grave: il conflitto in Iraq). Ogni possibile tentazione metaforica o poetica viene schivata, in modo da raggiungere il maggior livello di chiarezza possibile. La figura epica e disperata di un ragazzo intento ad attraversare la Manica a nuoto si prestava a simbolismi e sottolineature rischiose, ma Lioret non ne vuole sapere di voli pindarici e si attiene ad un cinema di asciutta prosa. Il difetto principale di questo film risiede forse nella debole compenetrazione fra la dimensione sociologica (una Francia xenofoba) e quella sentimentale (l'impossibilità di riconquistare la propria amata, per diversi motivi; l'apertura verso il diverso; il bisogno di legami importanti, in assenza di quelli familiari). Il pregio sta nell'attendibilità di ambienti e personaggi, nell'intreccio ben congegnato, nell'interesse dello spettatore che non viene mai a mancare. Cinema "contenutistico"? Forse...ma ciò non pregiudica la qualità nè la resa emotiva dell'opera.
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