Regia di Philippe Lioret vedi scheda film
Ho sempre pensato alla manica come ad una fetta di mare che collegasse due paesi civili dell'Europa. Invece anche nella Francia hanno la loro Lampedusa, luogo di passaggio, di reclusione e di repressione dell'immigrazione. Questo film dimostra come il peggior modo di gestire il fenomeno sia quello di far diventare il mare che divide Francia e Inghilterra un ostacolo burocratico prima che geografico. Non basta saper nuotare o nascondersi in un camion, bisogna comunque saper respirare per non finire nelle maglie di una legge che rappresenta una popolazione sempre meno civile. La burocrazia è ottusa per definizione, risolve i problemi senza affrontarli non solo quando impedisce a due amanti di ricongiungersi ma anche quando sancisce la fine di un matrimonio. Quando un paese accetta il delitto di solidarietà per far andare via gli immigrati e credere così di garantirsi l'ordine sociale sbaglia due volte. Il primo errore è quello di mettere i rapporti legali prima di quelli umani. Il secondo errore è quello di non considerare la situazione di partenza dell'immigrato nel paese d'origine. Per Bilal Curdo scappato dall'Iraq in guerra, le privazioni che deve subire a Calais nulla sono al confronto della vita precedente. L'unico rapporto umano del film si instaura tra il ragazzo e un istruttore di nuoto che capisce subito dove il ragazzo vuole arrivare. Il regista riesce a stare in equilibrio tra il minimalismo dei sentimenti e il massimalismo delle leggi. Il fallimento della vita sentimentale di Simon si riflette nella volontà di raggiungere i sogni amorosi e professionali di Bilal in un rapporto di assoluta sincerità e di aiuto reciproco. Per qualcuno i sogni muoiono all'alba, ma purtroppo o per fortuna la vita continua e bisogna ricominciare a sognare.
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