Regia di Philippe Lioret vedi scheda film
"Lo sai perché vuole attraversare? Per rivedere la sua ragazza. Si è fatto 4.000 chilometri a piedi, ed ora vuole attraversare la Manica a nuoto. Io non ho saputo nemmeno attraversare la strada per fermarti…"
Il cinema si è spesso occupato della questione immigrati, delle tragiche storie di chi per necessità e sopravvivenza varca più o meno legalmente le frontiere con il cuore pieno di speranza, di un futuro senza fame e senza guerra. Il tranello in questi casi è cadere inevitabilmente nella facile drammaturgia per toccare le deboli corde della emozione dello spettatore, o peggio nella falsa retorica. Questo film invece suona come una sinfonia spietata, tocca livelli di grande cinema elascia impietriti. Perché non è un semplice racconto di emigrazione, perché qui non c’entra il lavoro e la ricerca del benessere: perché in questo caso ciò che fa partire avventurosamente il giovane curdo Bilal è l’amore, “L’amor che move il sole e le altre stelle”, che gli fa intraprendere un viaggio disperato, un'odissea in cui non gli importa della difficoltà degli ostacoli che deve incontrare pur di raggiungere la sua amata Mina in Inghilterra.
Il coraggio e l’incoscienza di Bilal è commovente, addirittura straziante, pari solo al travaglio interno di Simon, l’istruttore di nuoto che, prima poco sensibile davanti alla tragedia dei medio orientali in fuga, prende a cuore il ragazzo e la sua storia e fa la scelta della sua vita senza badare alle conseguenze, meravigliando anche la moglie da cui si sta separando. Sullo sfondo quindi del serio problema di cui sentiamo parlare tutti i giorni i notiziari, della tragedia di chi non ce la fa, dei cadaveri raccolti in fondo al mare, il regista Lioret zumma sul forte rapporto che nasce tra l’uomo che osserva apatico il flusso di uomini disperati e un giovane dalla faccia spaventata e incosciente che guarda dritto al suo obiettivo; tra un uomo che sta perdendo la donna che aveva sposato e che ama ancora e un giovane disposto a rischiare la vita per attraversare la Manica e sedersi accanto al suo amore. Il curdo Firat Ayverdi è commovente come il suo Bilal, il suo sguardo da gazzella solitaria nella savana europea tocca il cuore, ma il viso del miglior Vincent Lindon mai visto esprime tutta l’essenza del film, le sue espressioni raccontano con grande efficacia prima la sua indifferenza, poi l’affetto per quel povero ragazzo ed infine quasi un senso di invidia per il coraggio di Bilal. Dice alla moglie che lo sta lasciando: Lo sai perché vuole attraversare? Per rivedere la sua ragazza. Si è fatto 4000 chilometri a piedi, ed ora vuole attraversare la Manica a nuoto. Io non ho saputo nemmeno attraversare la strada per fermarti…
Il 25 novembre 2009, il film vince il Premio LUX del Parlamento Europeo: una somma di 87.000 euro destinati alla sottotitolazione dell'opera nelle 23 lingue dell'Unione Europea, e, eventualmente, alla produzione del DVD o di una copia in 35 mm per ogni Paese dell'UE. Questo è un premio che vale molto più di un Oscar.
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