Regia di Claudia Llosa vedi scheda film
Un canto di doloroso femminismo militante partendo da condizioni di inferiorità.Uno sguardo indietro alla storia oscura del proprio Paese,il Perù,quella fatta di guerra civile e di violenze di ogni tipo. Fausta ,la protagonista è la figlia scaturita proprio da una di queste violenze sessuali e porta addosso i segni della paura di subire di nuovo violenze come è accaduto alla madre che vediamo morire all'inizio del film:cicatrici invisibili che sono quelle sull'anima,la paura di coltivare relazioni soprattutto con gli esponenti di sesso maschile del genere umano al di fuori della propria variopinta famiglia,il rifiuto della maedicina e degli ospedali e segni ben tangibili di queste paure che portano la ragazza a vivere usando una patata inserita nella vagina a simulare una cintura di castità,lei nutrita col cosiddetto latte del dolore.Vediamo Fausta che insieme ai familiari è impegnata nell'organizzazione di matrimoni all'insegna dell'improvvisazione e dello squallore di finti scenari di cartone,specchio di un rituale atavico che nella ripetitività svela tutta la sua povertà.Vediamo una comunità indecisa tra slanci verso la modernità(vedi la villa della concertista) e ataviche superstizioni.Poi il rapporto vampiresco con la concertista in evidente debito di ispirazione,incapace di scrivere musica o suonare.Fausta le fa sentire i suoi canti tradizionali e la concertista li usa senza mostrare un briciolo di gratitudine,anzi trattando la propria domestica in malo modo per la paura di dover sdebitarsi in qualche maniera.La patata provoca infiammazioni e collassi che intervallano la vita di Fausta,ma alla fine la donna riesce a superare la paura ,eco di un passato mai dimenticato, per farsi asportare il doloroso corpo estraneo.Si finisce con una nota di speranza insomma,un passo in avanti per superare tutte le paure e tutte le superstizioni che hano condizionato pesantemente la sua vita fino a questo momento.Il canto di Paloma è un film importate soprattutto per quello che dice.per quello squarcio di terzo mondo che ci fa vedere senza ipocrisie,per quei rituali matrimoniali finto-felici che più che far sorridere fanno tristezza.E'un film da far vedere per questo,necessario per farci conoscere un modo agli antipodi del nostro.Il problema secondo me è come lo dice:la durezza di quello che accade sullo schermo è stemperata da una ricerca insistita di un manierismo formale dissonante.C'è la ripetizione ossessiva di alcuni passaggi(i matrimoni che più o meno si assomigliano un pò tutti,la lunga ascesa lentissima,in piano sequenza e in campo lungo),ci sono scelte registiche che cercano di creare aritficiosamente emozione(come i lunghissimi primi piani sull'intenso volto della protagonista),una certa aria da film costruito apposta per il pubblico festivaliero che è troppo evidente per non essere notata.E visto che ha vinto l'Orso d'oro a Berlino,la missione è perfettamente riuscita.....
regia spesso alla ricerca del manieismo formale,troppo studiata a tavolino per rendere il film veramente toccante
eccellente
non male
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bravo
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