Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Cinema sul cinema di grande intensità, che contamina il 'vero' con l'intimo e la spettacolarità di una storia che vive di paralleli tragici e simbolici. Un doveroso e sentito riferimento prima dei titoli di coda, con la dedica a Edward Klosinski, direttore della fotografia caro al regista, contestualizza ancor di più l'opera che vive sulla sua presenza/assenza, come marito reale della protagonista e come riferimento emozionale nella traccia fiction. Ma la scelta (e conseguente) bravura di Wajda è quella di scardinare i limiti della suddetta finzione, lasciando spazio ad analisi sentimentali e filosofiche (il tempo che scorre come le acque del fiume), che colpiscono dirette l'animo confuso della spettatore. Confuso perché, come sempre, senza punti di riferimento abituali, la nostra capacità di decifrare e comprendere la messinscena è messa alla prova e rimane più permeabile al messaggio d'autore. Dolore, morte, paura, sensi di colpa: Tatarak è veramente un film intenso e per chi ha provato sulla propria pelle delle mancanze così forti è difficile da dimenticare.
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