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L'occhio del ciclone

Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film

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La recensione su L'occhio del ciclone

di supadany
7 stelle

Trasferta americana per il regista francese Bertrand Tavernier che si cimenta con un romanzo di James Lee Burke (L’occhio del ciclone).

Nonostante un ottimo cast, il film non ha avuto fortuna, e se da un lato il meccanismo del giallo non regala grandi scossoni, dall’altro però tutto quanto vi è intorno lascia più di un piacevole ricordo.

Louisiana after Katrina, il detective Dave Robicheaux (Tommy Lee Jones) è impegnato nello scovare un killer seriale che uccide giovani ragazze che non se la passano molto bene.

Sulla sua strada troverà l’alcolizzata star di Hollywood Elrod Sykes (Peter Sarsgaard) che sta girando un film tra le paludi ed un boss locale, tale Julie Baby Feet Balboni (John Goodman).

Tra un cadavere e l’altro la stessa vita di Dave, dei suoi famigliari e dei suoi amici, sarà messa a repentaglio, evidentemente il colpevole è più vicino di quanto possa pensare.

 

 

Thriller caratterizzato da una struttura piuttosto standardizzata (ed anche un po’ turtuosa), ma che fortunatamente si avvale soprattutto di un contorno particolarmente efficace sotto quasi tutti i punti di vista.

Pare infatti di sentire l’umidità delle paludi, il caldo tipico del territorio, si vedono le baracche della povera gente (che è quella che paga lo scotto) della zona e le anime che popolano il luogo hanno tutte qualcosa da nascondere.

Su tutto domina la figura del detective, interpretato da Tommy Lee Jones (il personaggio per certi versi ricorda quello da lui stesso interpretato in Non è un paese per vecchi anche se qui il fato è eludibile) che si ritrova in una storia tra passato (gli in­serti onirici ed i ricordi che riprendono forma) e presente, ma perché no anche futuro, visto che se questa è la società con cui si ha a che fare (tra papponi, ricchi arroganti e poliziotti corrotti) allora non ci possiamo aspettare nulla di buono per il prosieguo.

E il pericolo è sempre in agguato, il percorso in costante salita, e il film si prende giustamente i suoi tempi per riflettere su campi più ampi, che sono poi i frangenti più significativi, con alcuni dialoghi e pensieri suadenti che si stagliano grazie all’uso di una terminologia colta, abbacinante e sicuramente non casuale (immagino che in alcuni casi siano presi pari pari dal romanzo stesso).

Significative infine le musiche (colonna sonora firmata da Marco Beltrami) che si amalgano in maniera estremamente proficua all’ambiente.

In sintesi non un grandissimo film, ma ha comunque il merito di creare suggestioni di vario stampo, di avere un interprete che calza alla perfezione al personaggio e di non ammorbidirsi mai, riflettendo in maniera caustica sulla natura umana.

Quasi buono.

 

Bertrand Tavernier

Più bravo a valorizzare un ampio, quanto importante, contorno piuttosto che il succo del discorso (trama).

Trasferta americana tutto sommato positiva.

Tommy Lee Jones

Ruolo su misura per lui che ha la pazienza, ma anche l'impeto per dar maggior peso possibile (e sfumature) al suo personaggio.

John Goodman

Questa volta non c'è proprio niente da ridere, ma comunque lascia un discreto segno anche su un versante più serioso.

Viscido.

Peter Sarsgaard

Personaggio che non comunica molto e da anche pure abbastanza fastidio.

Lui comunque se la cava.

Trasandato.

Kelly Macdonald

Carina, ma non molto appariscente.

Mary Steenburgen

Classica prova da mogliettina perfettina e iper corretta.

Discreta.

Justina Machado

Disinvolta, anche se la manda l'F.B.I..

Ned Beatty

Poco spazio.

Sufficiente.

James Gammon

Si vede poco, come gli capita spesso.

Sufficiente.

Pruitt Taylor Vince

E' l'amico/collega di Dave.

Poche apparizioni.

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