Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Avevo già incontrato il personaggio di David Robicheaux sullo schermo nel '96 con "Omicidio a New Orleans" di Phil Joanou. Non che fossi rimasto particolarmente colpito dal film in questione o dall' interpretazione resa da Alec Baldwin ma il personaggio del detective tutto d'un pezzo nato dalla penna di James Lee Burke mi lasciò tutt'altro che indifferente. Passano undici anni, in Luoisiana si abbatte l' uragano Katrina che cambierà ancora una volta il volto di una certa America ed ecco che nel 2007 le gesta del duro detective ritornano su pellicola e questa volta ad opera del francese Bertrand Tavernier. "L' occhio del ciclone" però ci consegna un uomo della legge diverso, mutato. Non più solitario ed alcolizzato con un debole per le belle donne ma fiero padre di famiglia che agisce nell' interesse di una comunità ancora dolorante ed in completa balia di sciacalli ed approfittatori. Il piglio però è quello di sempre : avanti per la propria strada, alla ricerca della verità, senza mai scendere a compromessi. E se un serial killer inizia a disseminare resti di giovani vittime in lungo e in largo per le paludi del Mississipi, state pur certi che a dargli la caccia sarà proprio l' arcigno Robicheaux. Così, fra malavitosi locali che investono nel cinema ,attori alcolizzati in cerca d'ispirazione, e strane visioni di comandanti secessionisti, lo spettatore assiste ad un' indagine che verte addirittura su due crimini avvenuti in piani temporali diversi e che alla fine, inevitabilmente, si ricongiungeranno. Un film interessante che offre uno spaccato statunitense post-tragedia non troppo banale e che ha nelle rovine della Louisiana uno scenario perfetto per una vicenda di razzismo, sangue e menzogne. C' è da dire che con meno carne al fuoco, questo film di Tavernier, sarebbe potuto essere un notevolissimo prodotto di genere ma l' abbondanza di sottotrame e personaggi secondari dilatano e confondono eccessivamente le dinamiche della vicenda portante dandole poi il colpo di grazia con l' inserimento di alcune sequenze oniriche che il regista non riesce mai ad integrare con fluidità all' interno del racconto. Un vero peccato perchè se da una parte il regista non riesce a gestire al meglio lo sviluppo ed il controllo della storia, dall' altra fa un ottimo lavoro nella direzione degli interpreti che risultano essere il fiore all' occhiello del film. Tutti in parte e tutti efficaci a partire da ottimi caratteristi sullo sfondo come Ned Beatty e Pruitt Taylor Vince per passare poi ad una più che funzionale componente femminile composta dal trio Steenburgen - Macdonald - Machado per arrivare alle significative prove del mai troppo utilizzato John Goodman e del sempre meno scontato Peter Sarsgaard. Su tutto e tutti però si staglia la perfetta incarnazione del tenente Robicheaux ovvero un Tommy Lee Jones in stato di grazia che archivia con estrema disinvoltura un ruolo che sembrava scritto appositamente per lui già dalle pagine dei romanzi di Burke.
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