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La polvere del tempo

Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film

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La recensione su La polvere del tempo

di maldoror
8 stelle

La sensazione con cui sono uscito dal cinema, è stata più o meno la stessa che ho provato dopo la visione di quasi tutti i film di Angelopoulos, cioè quella di aver assistito ad un capolavoro mancato, ad un'opera grande ma imperfetta, costantemente e pericolosamente in bilico fra i consueti pregi e difetti del suo cinema, cioè tra l'ispirazione sincera e l'autocompiacimento, tra la capacità di trasmettere vere emozioni e un eccesso di lirismo che tende a scadere a tratti nel patetico, nel pacchiano, nello stucchevole, addirittura nel kitsch.
La prima parte a mio avviso è di gran lunga la migliore, quella in cui riusciamo a provare la sofferenza dei due innamorati (e di un'umanità intera) drammaticamente in balìa del fiume della Storia, e in cui il regista si mostra capace, come sempre, di creare immagini di grande impatto emotivo destinate a restare impresse nella memoria dello spettatore. Così come non lascia indifferenti lo sguardo desolato e dolente del regista su un presente segnato dalla fine della Storia, che sembra non essere servita a nulla ed aver lasciato il mondo in preda alle macerie, alla dilagante massificazione culturale e a un capitalismo distruttivo, e dalla morte dell'utopìa (la terza ala dell'angelo che ricorre più volte nel film) e dei grandi ideali (anche se si indugia un po' troppo sulla cameretta della ragazzina tapezzata di icone pop).
A non convincere del tutto sono invece incredibilmente gli attori: non si capisce come mai, ma attori di grande calibro come quelli di cui Angelopoulos si serve abitualmente, nei suoi film appaiono quasi sempre fuori parte, improbabili, perfino mediocri, o televisivi come in questo caso. Qui abbiamo una Irene Jacob che sarà stata sicuramente bravissima altrove, ma che qui non riesce a comunicare quasi nulla, e che risulta improbabile con un trucco da anziana degno di una fiction tv, coi capelli grigi e il viso da giovane. Poi c'è un Bruno Ganz che pare poco più che una maschera patetica, e un Michel Piccoli del tutto anonimo, quando invece il suo personaggio era quello che forse meritava il maggiore approfondimento (anche se è sicuramente motivata e degna di nota la scelta del regista di focalizzare tutta l'attenzione su di lui nella prima parte, dove il fatto che ci venga mostrato sempre di spalle ce lo fa apparire come un personaggio misterioso e carismatico, e di mostrarcelo poi brutalmente nudo e umiliato, per sottolineare il contrasto con lo squallore di un presente in cui non ha più posto e motivo di esistere chi ha fatto parte di un tempo ormai andato, e in cui è crollato quell'antagonismo dialettico che aveva mosso il divenire storico fino a quel momento, ormai dunque irrimediabilmente sorpassato: mentre siamo ancora lì che aspettiamo di sapere come andrà a finire la storia d'amore fra i due, improvvisamente li ritroviamo invecchiati camminare sereni e sorridenti come una coppia qualunque). Però, visto che la riuscita di un film dipende in gran parte dalla recitazione e dagli attori, ritengo che la cattiva direzione di questi ultimi (difetto che ha sempre contraddistinto Angelopoulos) abbia nuociuto non poco alla riuscita complessiva del film, soprattutto nella seconda parte. 
La scelta di alternare in maniera caotica frammenti del passato e del presente inoltre, sebbene funzionale all'idea di un mondo senza Storia che ha perduto le coordinate spazio-temporali, non sempre viene ben padroneggiata e a volte risulta piuttosto faticosa per lo spettatore, rischiando di diventare addirittura confusionaria: alcuni passaggi narrativi sono ridondanti e girano un po' a vuoto, ad esempio a che scopo mostrare Eleni che, dopo aver affrontato un lunghissimo viaggio solo per ritrovare Spiros, lo ritrova insieme a una nuova famiglia? 
E poi la scena del bar in cui Spiros, ormai invecchiato, dopo tanti anni ritrova finalmente Eleni, sembra messa fuori posto: quello è l'ultimo momento di gioia per i due che precede immediatamente il decadimento, quindi se la scena fosse stata inserita prima di quella in cui Spiros viene mostrato nudo e umiliato (anzichè molto dopo), l'effetto drammatico di quest'ultima sarebbe stato di gran lunga potenziato, così collocata invece la scena rischia solo di appesantire e di risultare superflua.
Insomma, la struttura complessa e un po' macchinosa del film, forse non ha permesso ad Angelopoulos di approfondire i personaggi quanto sarebbe stato necessario (il personaggio di Defoe a un certo punto viene praticamente dimenticato e messo da parte).
Detto questo, come credo accada per ogni film di Angelopoulos, ci saranno da un lato i detrattori, che verranno colpiti quasi unicamente dai difetti del film e che pertanto tenderanno a stroncarlo, dall'altro chi invece rimarrà colpito dai momenti migliori, e riconoscerà che nonostante tutto dietro vi è comunque una grande ispirazione e un grande regista. Io, nonostante tutto, non me la sento di stroncarlo completamente e credo di propendere un po' più per la seconda ipotesi.  

Sulla colonna sonora

Le musiche di Eleni Kandirou (o comunque si chiami), fedele compositrice del regista, sono sempre da brivido, e contribuiscono non poco alla bellezza dei suoi film.

Cosa cambierei

Un po' più di spessore ai personaggi, recitazione meno televisiva, qualche lirismo e compiacimento poetico in meno, qualche movimento di macchina un po' più veloce, una scena l'avrei cambiata di posto e un'altra l'avrei eliminata. E soprattutto, il trucco della Jacòb da vecchia.

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