Regia di Prachya Pinkaew vedi scheda film
Anche se non sono un fan dei film di arti marziali sono sempre stato sinceramente ammirato dalle coreografie dei vari combattimenti ( soprattutto ho sempre cercato di capire, rubando con gli occhi, come diavolo facessero a realizzarli) e dalle capacità atletiche dei vari attori impegnati.
A sdoganare questo genere nei miei gusti ci ha pensato Jackie Chan con il suo kung fu (spesso) comico, ad alto livello acrobatico, rigorosamente senza controfigure.
Vedendo questo Chocolate poi si pensa anche a chi ha originato tutto questo soprattutto per il palato occidentale.
Parlo di Bruce Lee che aleggia su questo film in modo corposo.
La protagonista (JeeJa Yanin ) ricorda infatti più Bruce Lee che Tony Jaa ( che con il regista Prachya Pinkaew e l'esperto di coreografia di arti marziali Paa Rittikrai ha creato il fenomeno Ong Bak e The Protector) perchè piccola scattante e soprattutto perchè accompagna le sue mosse con quegli urli che hanno contraddistinto il cinema del compianto Bruce Lee.
Chocolate ha un canovaccio esile (la giovane fa un tour tra i debitori della madre ricoverata in ospedale in quanto necessita di cure costose) su cui adagiare i combattimenti in serie della giovane Zen , con problemi di ritardo mentale eppure capace di sbaragliare da sola decine di antagonisti.
Il film procede esattamente come un videogioco in cui i quadri successivi diventano sempre più difficili e termina con un combattimento ad alto tasso di spettacolarità che si tiene sulla facciata di un palazzo rendendo ancora più vicino il concetto di cinema a quello di videogame.
Però bello visivamente.
Tanto per ritornare a Jackie Chan alla fine del film sono montati i ciak sbagliati e quelli contraddistinti da "incidenti" per troppo realismo.
E di feriti pare che ce ne siano stati diversi.
Chocolate è un curioso film di genere, degno di una visione ma sicuramente non imprescindibile.
(bradipofilms.blogspot.com)
dirige il traffico con mestiere
incredibile atletismo
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