Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Minimale, ben recitato, con tocchi di surrealismo che non guastano e che lo elevano al di sopra di gran parte della consueta produzione italiana, il film di Piccioni si destreggia tra la tragedia, sopita e quotidiana, ma non meno dolorosa, di uno scrittore in cerca d'autore e di un'istruttrice di nuoto che di una tragedia è sostanzialmente figlia. Ombre, luci, acqua, passioni, conti in sospeso e speranze che rasentano l'utopia attraversano, venano, sconvolgono e scompigliano le vite di due solitudini, una di fatto, l'altra sostanziale, che attendono soltanto d'incontrarsi per poi separarsi allo stesso modo. Tra un "La ragazza del bagno pubblico" all'inverso (non scomodo Skolimowski, sia chiaro, alludo all'ambientazione "acquatica" di molti segmenti) e una Ruby Sparks nel 2009 ancora da vedersi sugli schermi, il film colpisce e addolora, lasciando, almeno in superficie, molti conflitti aperti e più che mai dolorosi.
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