Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Una tragedia su tutta la linea: la storia, mentre il film in sè è un prodotto più che dignitoso, funestato soltanto dalla melensa, scadente e pretenziosa musichetta dei Baustelle che di tanto in tanto irrompe, infastidendo la visione ed irritando lo spettatore. Per il resto c'è poco da dire sui due protagonisti, affermati ed acclamati (Mastandrea e la Golino), veri e propri nuclei vitali della trama, mentre attorno ai due forse la scrittura della sceneggiatura un po' di disperde (patetiche le scenette della figlia con il fidanzatino, anche se probabilmente vorrebbero inserire il necessario elemento comico per stemperare la profonda drammaticità della storia); sceneggiatura scritta dal regista e da Francesca Pontremoli, produzione Rai, ruolo di contorno per Piera Degli Esposti. La materia è forse risaputa, ma lo sguardo colmo di angoscia che Piccioni riesce a gettare sul rapporto irrisolvibile madre (Golino) - figlia abbandonata vale da solo il prezzo del biglietto; anche lo sviluppo della storia d'amore fra i due protagonisti non risente di eccessi di zuccherosità e questo è soltanto un bene. Finale, come si diceva, tragico oltre ogni dire (l'istruttrice si suicida in carcere, lo scrittore neppure riceve il tanto ambito premio), con riflessione sotterranea - ma ampissima - sullo stato attuale della letteratura in Italia, descritta in sostanza come un oceano di degrado culturale ed analfabetismo. 6,5/10.
Scrittore di mediocre successo si innamora dell'istruttrice di nuoto di sua figlia. Quando la ragazzina smette con le lezioni, comincia a prenderle lui, pur di approfondire la conoscenza con l'insegnante. Ma la donna ha un segreto da celare: la libertà vigilata ed il rientro in carcere ogni sera, pena per l'omicidio di un suo amante che la rifiutò anni addietro.
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