Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Guido Montani (Mastandrea) è in procinto. È in procinto di qualsiasi cosa: di gareggiare per un prestigioso premio letterario, di cambiare casa, di imparare a nuotare. La sua vita è incompiuta alla stregua dei suoi romanzi, che infatti nessuno nel suo circondario porta mai a termine. È in piscina che Guido conosce Giulia (Golino), una donna a cui il giudice di sorveglianza ha concesso di lavorare come allenatrice di nuoto, a condizione di fare rientro in carcere la sera. Dalla storia di Giulia, Guido confida di poter trarre linfa per un nuovo romanzo che stenta a venire alla luce.
Incompiuto il personaggio, incompiuto anche il film: al suo ottavo lungometraggio Piccioni scruta con la consueta sensibilità e delicatezza le anime di persone "fuori dal mondo" ma lo sguardo rimane superficiale, i piccoli e grandi drammi privati non suggeriscono neppure la traccia di un possibile perché, alcuni personaggi (quello del piccolo Filippo in primis) scivolano nella macchietta e gli scorci onirici di matrice felliniana sono pletorici. Sicché il tema della solitudine, pur reso con rigore quasi geometrico dalla sceneggiatura, si stempera in una zona anodina della biografia dei due protagonisti, a dispetto loro bravura di entrambi.
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