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The Informant!

Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film

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La recensione su The Informant!

di munnyedwards
6 stelle

 

Sembra incredibile ma Soderbergh parte da una storia vera, lo spunto arriva sparato dal libro inchiesta del giornalista Kurt Eichenwald (The Informant – A True Story), un resoconto tragicomico delle vicende di Mark Withacre biochimico di successo per la ADM (multinazionale del mais) nonché spia a tempo perso per l’FBI.

Tutto inizia con un misterioso virus che pregiudica la produzione della lisina (un derivato del mais che frutta milioni di dollari), Mark si interessa alla questione e scopre che dietro c’è un azienda concorrente che sabota la produzione, da lì il passo successivo è breve, l’entrata in scena del governo e le successive indagini trasformano Mark in un agente infiltrato per conto dell’FBI, l’obiettivo è colpire la stessa ADM, colpevole di manipolare il prezzo dei prodotti nel mercato globale.

Almeno questo è quello che sostiene lo stralunato biochimico, ma sarà solo l’inizio di un viaggio grottesco nella mente fallata di un bugiardo cronico, un uomo che si autoimpone il regime della menzogna trascinando tutto e tutti in un vortice senza fine e dall’esito imprevedibile.

Cosa passa nella mente di Mark Withacre non è dato saperlo, all’inizio ci sembra il classico buon samaritano ma più gli andiamo dietro e più ci perdiamo, travolti dalla sua inesorabile parlantina, da sconnessi pensieri che si accavallano ininterrotti in un flusso di teorie senza logica.

 

Informant

 

Il merito è di una sceneggiatura ad orologeria, un meccanismo perfetto di parole in successione, pensieri che diventano idee (complotti, ossessioni, sospetti, divagazioni), castelli di carte che diventano fortezze per poi sbriciolarsi di colpo, quando a mancare sono gli appigli e non resta che il precipizio della verità.

Soderbergh si conferma regista dall’anima indipendente (ma quanto gli piace il mainstream!), la buona resa di operazioni di questo tipo lo testimonia una volta di più, aiutato dall’ottimo script di Scott Burns e dalla splendida fotografia di Peter Andrews il film funziona dall’inizio alla fine ben intervallato da momenti divertenti e da altri che rimandano al thriller spionistico degli anni ’70, ma sono delle divagazioni sul tema perché l’intento è quello di mettere in piedi un commedia grottesca con virate nel paranoico e nel surreale, obiettivo centrato in pieno.

Capitolo a parte merita Matt Damon, per l’occasione ingrassato non di poco, la sua performance nel ruolo di Mark è semplicemente eccezionale per impegno e resa finale, il suo personaggio è una specie di macchietta da cartoon, un uomo non comune che resta credibile nonostante le assurde azioni che compie, le contorte menzogne che genera appena apre bocca, un personaggio talmente fuori che alla fine non riusciamo a definirlo, è malato o terribilmente furbo?

Forse entrambe le cose, nota di merito per le musiche old style di Marvin Hamlisch.

Voto: 7

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