Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Tra le categorie di criminali visti al cinema, quella dei bugiardi è la più simpatica. Un po' perché non arrivano quasi mai ad eccessi di violenza e un po' perché quasi sempre sono dei geni creativi. È per questo che un film incentrato sulla storia di un bugiardo desta spesso delle grandi attese. Nel caso di The informant, queste vengono puntualmente smentite: la storia di Mark Whitacre (Damon), biochimico ambiziosissimo, ingordo e un po' scemo impiegato presso la Archer Daniels Midland, che tra il 1992 e il 1997 tentò la scalata ai vertici dell'azienda inventandosi di sana pianta un complotto per il controllo dei prezzi e attirando nella rete della sua immaginazione persino l'FBI, funziona soltanto sulla carta. Soderbergh, che continua ad alternare produzioni da blockbuster a opere semi-indipendenti come questa, maneggia a fatica il racconto, lo rende farraginoso, procede per accumulo senza mai generare un vero effetto sorpresa. E la voce off che declina in tutte le salse la filosofia del protagonista si rivela un espediente inefficace per conferire vivacità e humour al film.
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