Regia di Alberto Cardone vedi scheda film
Lo sceriffo Joe è un vero duro: pure troppo, e infatti viene cacciato, ottenendo per giunta l'accusa di aver commesso due omicidi. Falso: Joe sa che il colpevole è in realtà il bandito messicano La Muerte, così decide di scovarlo per mettere in chiaro le cose.
Albert Cardiff è in realtà Alberto Cardone, già autore di qualche spaghetti western di pochissime pretese e altri dozzinali lavori di simile fattura; dopo un'assidua militanza in qualità di assistente (fra gli altri anche di Roger Vadim e Renè Clement), il Nostro esordisce dietro la macchina da presa nel 1965 con Agente 3S3: operazione Uranio. Da quel momento gira 10 pellicole in 8 anni, delle quali le prime 8 entro il 1969. Tanto basti a comprendere la rapidità con cui Cardone lavorava, prestando scarsa attenzione alla confezione dei lavori da lui firmati; questo Il lungo giorno del massacro è un prodottino senza infamia nè lode per il genere cui appartiene, con un protagonista (il modesto Peter Martell, all'anagrafe Pietro Martellanza) buono che sa diventare più cattivo dei cattivi per punire le ingiustizie subite e vendicare i relativi torti: violenza 'giustificata' (o per lo meno contestualizzata), senso dell'onore che prevale sul rispetto delle leggi e delle regole; tutto già stravisto nella sceneggiatura che il regista scrive insieme a Mario Gariazzo e Armando Morandi. Glenn Saxson e Manuel Serrano sono gli unici altri nomi degni di nota nel cast, con parti centrali anche per Luisa Baratto / Liz Barrett, Daniela Giordano e Franco Fantasia; Cardone si occupa anche del montaggio, accreditato per esso con il suo vero nome. 2,5/10.
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