Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Il cinema di Malick è sempre un incontro-scontro di microcosmo a macrocosmo, a partire da "La sottile linea rossa", dalle coscienze di ogni singolo soldato di fronte alla grandezza della Morte, fino a questo nuovo piccolo grande film. Non è un capolavoro, sia chiaro, ma bisogna fare attenzione ai film di Malick, perché se non se ne conoscono i precedenti, a chiunque potrebbe venire da chiedersi come può questo regista aspettarsi che si abbocchi di fronte a tante pretese. Ma Malick può permettersi ormai qualsiasi cosa, volenti o nolenti. E' così innanzitutto ci mostra l'origine della vita, dal punto di vista biologico (un'intera sequenza di più di mezz'ora sull'origine della Terra e sull'evoluzione della vita), con una consapevolezza veramente grandiosa di cos'è il cinema e il flusso elegante delle immagini e delle suggestioni visive. Questo è stato il macrocosmo. Poi passa all'origine non della vita, ma della coscienza, tramite l'educazione (è un film sulla nascita in generale), ed è qui che potrebbero essere stati commessi alcuni passi falsi. Escludendo qualche citazione di troppo (ancora si fanno sequenze oniriche sulla spiaggia?), si dilunga pesantemente e riporta in tavola sempre lo stesso quesito: chi perseguire, la religiosità e la sensibilità della madre (una Jessica Chastain brava, ma il cui ruolo impone non una grande varietà espressiva) o la rudezza e la laicità del padre? Sono i sipari sulla personalità del padre quelli più interessanti: sospiriamo come i loro figli in attesa che ritorni per sgridare la moglie, attendiamo con ansia i nuovi rimproveri, e anche la sua profonda frustrazione. Le parti inerenti la madre invece sono lunghe e tediose, a partire dalla fastidiosa voice-off (sia quella della madre che quella del protagonista). E ci mancavano solo le parti in cui il bambino protagonista diventa adulto, con uno Sean Penn imbalsamato: proprio queste non sembrano convincere nemmeno neanche Malick, che le accorcia tantissimo, e le limita tanto da farle apparire superflue. Ed ecco l'enorme microcosmo di "The Tree of Life". Ma non rischiamo di assolutizzare e generalizzare? Il legame che sussisteva fra le singole situazioni e le grandi realtà di "La sottile linea rossa" era fluido e delicatamente intessuto dall'inizio alla fine; qui, paradossalmente, è tutto più schematico, si basa sulla semplice alternanza di un tema o di un altro, senza una vera fluidità, ottenuta solo a livello visivo, grazie a una regia stupenda fatta di carrellate vivaci e spiazzanti, ad altezza ginocchio, e un'ossessione per l'incontro fra colori squillanti e colori scuri e asfissianti. La visione di questo film è sicuramente un'esperienza: ma l'aspetto estetico sembra non voler tenere conto di tante altre mancanze, di vuoti che in un film del genere non possono esistere (Malick pensa di aver creato una famiglia modello, una media fra tutte le famiglie esistenti, nei suoi lati positivi e quelli negativi?). E in sé la storia non avrebbe nulla di male, nulla di sbagliato, come d'altronde la conclusione, che non prende posizione, ma parteggia decisamente per l'illusione religiosa e per il sogno (con una riunione onirica di tutti i personaggi, qualcosa che stona davvero con l'originalità dell'intera opera). Ma c'è qualcosa che non va con la personalità autoriale di Malick..bravo, ottimo, fenomenale, ma incontentabile!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta