Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Voto 10/10 E' uno dei film più innovativi degli ultimi anni, un'opera che lascia stupefatti per l'ambizione e la capacità di pensare in grande di Malick, che sembra riallacciarsi al titanismo incontrollato di altri grandi registi "maledetti" come Welles o Von Stroheim. Fin dall'inizio siamo immersi in un flusso ipnotico di immagini che si distinguono per la loro bellezza compositiva, per la visionarietà arrischiata della visione registica, per un montaggio non convenzionale e una colonna sonora "invadente", ma anche profondamente emozionante, di Alexandre Desplat. Malick ha il coraggio di osare, contrapponendo il microcosmo di una famiglia texana degli anni 50 al macrocosmo più grande che si possa immaginare, ossia l'origine della vita e dell'universo: la sequenza della Cosmogonia rappresenta un "poema cinematografico" incredibilmente ardito dal punto di vista formale, che ha il pregio di non andare troppo per le lunghe (nella copia passata in questi giorni su Sky dura in tutto 17 minuti, non la mezz'ora abbondante di cui aveva parlato la parte più rissosa della critica) e di concentrare immagini di ineguagliata suggestione lirica. Le voci fuori campo dei personaggi che si rivolgono costantemente a Dio sono utilizzate in maniera molto simile a quanto accadeva ne "La sottile linea rossa": anche se si può non condividere la visione religiosa dell'autore, il risultato è certamente originale, indissociabile dalla poesia delle immagini e, a tratti, non del tutto privo di un certo didascalismo. The tree of life è un film che destruttura le regole della narrazione classica e procede per frammenti e folgorazioni audiovisive, secondo uno stile impressionista e fortemente soggettivo: ma, a mio parere, ha il merito di non spingere all'estremo questa modalità di rappresentazione, evitando lo scoglio dell'incomprensibilità su cui si incagliano opere di fattura analoga e conservando una traccia narrativa forse non particolarmente robusta ma comunque sempre riconoscibile. Certo, è normale che si possano trovare dei difetti (c'erano già nella Sottile Linea rossa): la parte di Sean Penn che fa il ruolo del figlio maggiore da adulto è risolta in maniera troppo fugace, così come la visione finale risente di un ottimismo New Age forse un pò semplicistico e zuccheroso, ma mi sembra che siano tutto sommato poca cosa di fronte alla potenza e alla sconvolgente bellezza di molte sequenze e ad un impianto narrativo che richiama la libertà drammaturgica di film come Lo specchio di Tarkovskij ed altre opere importanti del "modernismo" cinematografico. Fra gli attori, la migliore è l'affascinante Jessica Chastain nel ruolo della madre, spesso capace di recitare in modo convincente solo attraverso l'espressione degli occhi; buona anche la prova di Brad Pitt nella parte del padre dispotico, sprecato Sean Penn e ben diretti i tre ragazzi che fanno i figli, soprattutto il giovane Hunter McCracken.
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