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The Tree of Life

Regia di Terrence Malick vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su The Tree of Life

di Carlo Ceruti
10 stelle

Se gli altri film di Malick erano venati d'esistenzialismo profondo, questo lo è ancor di più. Il regista ha cercato d'inserire in una sola pellicola tutte le sue idee sulla vita: dalla nascita alla morte, passando per le inquietudini, le ambiguità, la religione, la famiglia ecc. Solo un grande artista poteva riuscire in questo difficilissimo intento senza cadere nella retorica, ma il buon Malick può orgogliosamente dire d'aver compiuto la sua missione, arrivando a creare un alter ego e concorrente di "2001: odissea nello spazio". Il regista inizia mostrandoci la morte di un ragazzo e la conseguente disperazione della famiglia, per poi arrivare a farci vedere la formazione del mondo e la nascita della vita stessa, arrivando poi ad un parto e la conseguente nascita di un bambino, che è poi il protagonista della pellicola. Ci viene mostrata la vita come un miracolo che avviene continuamente e quotidianamente, ma la vita e la morte fanno parte dello stesso ciclo naturale che si ripete, e l'una non può esistere senza l'altra. Possiamo vedere i primi anni del piccolo, la sua inziale esistenza spensierata, i suoi giochi, i primi passi, la prima volta in cui la madre gli parla di Dio ed osservare la sua conoscenza del mondo che aumenta sempre più. Il tutto accompagnato da una colonna sonora bellissima. Dopodiché si passa a tutte le inquietudini, le tristezze, le gioie e le domande che la vita inesorabilmente pone al bambino di nome Jack. In primis, la nascita del fratello che è per lui inizialmente fonte di rabbia e di gelosia, ma gradualmente inizia ad amarlo e proteggerlo, finché costui diventa il suo migliore amico. Dopodiché vediamo la sua continua ricerca del creatore, le sue interrogazioni sull'esistenza di quest'ultimo, sulle sue azioni e sul suo volere, solo per cercare di dare un minimo senso alle cose che lo circondano e per trovare dei riscontri oggettivi nell'educazione religiosa che i suoi genitori gli imprimono. Perché Dio non risolve i nostri problemi? Perché non aiuta i buoni? Cosa vuole da noi? Dov'è? Queste le domande che si pone il piccolo Jack, attraverso un susseguirsi di bisbiglianti voci fuori campo, ma a volte dietro questi bisbigli si colgono urla disperate di dolore e d'angoscia. Poi si passa alla sua educazione. Vediamo i suoi conflitti con un padre amorevole, ma severissimo che cerca solo di preparare i suoi figli ad una vita che lui ritiene dura e terribile, interpretato da uno straordinario Brad Pitt. Questi conflitti sono contrapposti al suo rapporto con la madre che a differenza del padre è calma, gentile e sottomessa. Il bambino ovviamente preferisce la madre, tanto da gioire coi suoi due fratelli quando il padre se ne va per lavoro ed arrivando a pregare Dio affinché faccia morire il suo genitore, non riuscendo a capire che le azioni di quest'ultimo sono rivolte solo al suo bene. La differenza nell'educazione, provocano grande confusione nel bambino, che crescono a tal punto da farlo diventare un adulto triste, disilluso, frustrato ed insicuro. Fino ad arrivare ad un finale metaforico non indegno di quello del capolavoro di Kubrick sopra citato. Il bambino è ormai cresciuto, ha perso da tempo il suo amato fratello e non riesce a trovare la pace interiore. Così si reca su una spiaggia (probabilmente è solo un luogo della sua mente) dove ritrova il sé stesso infantile, i suoi genitori e suo fratello e finalmente ritrova un po' di serenità. Lì s'intravede l'invito del regista a riprendere contatto con le nostre radici, con il fanciullino che è in noi e soprattutto con la madre natura che stiamo distruggendo. Non dobbiamo perderci nei meandri dell'esistenza, ma bisogna cercare di riscoprirla e di comprenderla, solo così il vivere può avere uno scopo. Sono molti i quesiti che lascia aperti il regista. C'è un Dio? La vita ha un senso? Perché siamo al mondo? Si può continuare ad aver fede, vedere Dio, essere in pace e sperare nel bene anche nei momenti peggiori, come nel caso della perdita d'un fratello? Com'è la posizione del regista nei confronti della vita? E' giusto amare un padre severissimo se i suoi intenti sono solo il nostro bene? Bisogna accettare la morte perché fa parte del ciclo naturale delle cose? La cosa migliore che si può fare allora è cercare di dare un'interpretazione personale, perché di verità oggettive purtroppo non ne esistono. L'unica cosa che ci lascia Malick è: Ama gli altri, emozionati, sorprenditi, solo così la tua vita durerà, un esplicito invito a dare un senso ad un'esistenza altrimenti insensata ed a cercare di trovare la pace con noi stessi, come fa la madre di Jack nel finale, in cui afferma rivolgendosi al creatore: Ti do mio figlio (parlando probabilmente del figlio perso prematuramente e ritrovando così la pace con sé stessa). Il regista perciò non interviene più di tanto, si comporta quasi da documentarista, mostrandoci le cose in modo oggettivo, lasciando così spazio al nostro libero pensiero ed alla nostra soggettività, mentre la macchina da presa non è altro che il nostro ed il suo "occhio" sul mondo. "The tree of life" è un capolavoro senza se e senza ma. Esso riguarda tutti noi e tutti possiamo perciò indentificarci con Jack e seguire la sua crescita, vivendo le sue stesse domande e le sue stesse inquietudini. E' un film assolutamente emozionante e sconvolgente se si riesce a seguirlo fino in fondo ed a capirlo. Un vero sasso nello stagno nel cinema americano odierno. Da vedere e confrontare con "2001 odissea nello spazio", per mettere a confronto due stili, due geni e due idee diverse, ma con lo stesso intento. Uno è incompleto senza l'altro. Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:2 impegno:4 tensione:2

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