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The Tree of Life

Regia di Terrence Malick vedi scheda film

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La recensione su The Tree of Life

di mc 5
10 stelle

Si è compiuto il Miracolo. Si è celebrato l'Evento cinematografico dell'anno. Terrence Malick è uno di quei pochi cineasti in grado con le sue opere di cambiarti la vita. Un cinema dalle virtù quasi soprannaturali. Un cinema talmente potente e immenso che molti, ed io tra questi, subendone totalmente il fascino, ne vivono il Mistero con un senso di pesante inadeguatezza. Se non conoscete (quei pochi!) questo regista e vi state approntando alla visione del suo ultimo lavoro, sappiate che non è il caso di affrontare quest'esperienza a cuor leggero. E questo non perchè si tratti di un "mattone", ma perchè ci troviamo di fronte ad un'opera che richiede impegno allo spettatore. Ed esige anche una forma particolare di adesione. Diciamo che il film va seguito a mente sgombra, con umiltà, dotati di disponibilità a partecipare ad un percorso mistico, ad intraprendere un viaggio extrasensoriale che non prevede fermate intermedie: se si sale in vettura (idealmente) non si può più scendere fino alla fine. In altri termini, questo film implica una scelta da parte dello spettatore. E' bene che quest'ultimo lo sappia, che sarà un viaggio affascinante ma doloroso, e che durante il cammino vedrà immagini sbalorditive, maestose, tremende, raggelanti, grandiose, misteriose, per qualcuno fors'anche irritanti. Ma vale la pena per chiunque affrontare la scommessa di una visione tutt'altro che facile, se si pensa che si verrà ricompensati da un film la cui unicità assoluta è fuori discussione. Per una volta, tutte le recensioni concordano sul fatto che questo film non può essere "raccontato", in quanto non si può parlare di una vera e propria trama descrivibile con le parole e secondo la consueta prosa. Diciamo che siamo di fronte ad una lunga serie di immagini, la cui somma algebrica coincide con un viaggio a ritroso, che coniuga presente e remoto evocando scenari futuri. Per quanto vaghe ed inadeguate possano sembrare le mie parole, posso dire solo questo: partendo dal dolore che ha pietrificato una famigliola del Texas degli anni 50 dopo la prematura perdita di un figlio, si cerca -attraverso le riflessioni di uno dei due figli sopravvissuti, ora adulto- di interpretare il significato di quel dolore. Il film è dunque un lungo cammino che prende spunto dal dolore più lacerante che può colpire intimamente un essere umano (la scomparsa di una persona cara), per poi risalire a ritroso le ragioni che accompagnano la presenza dell'Uomo sulla Terra e il suo rapporto con Natura e Cosmo. Possiamo affermare allora che questa pellicola, attraverso la chiave del dolore e della vulnerabilità dell'essere umano, affronta il "tema dei temi": il Senso della Vita. Su queste tematiche, complesse come poche altre, ho colto nella varie recensioni lette, concetti che non sempre ho afferrato. Per cui il sottoscritto, consapevole di non disporre degli strumenti culturali necessari, preferisce astenersi da osservazioni che attengono alla filosofia e alla spiritualità. Ma ciò non significa che io non abbia subìto il fascino tremendo di questo film. Anzi. In particolare quel lungo inserto in cui vediamo scorrere immagini che paiono quelle di un documentario scientifico mi ha letteralmente stregato. Oltre al percorso che quest'opera sviluppa e che pone allo spettatore dubbi e riflessioni sul senso della propria esistenza, ci sarebbero discorsi da fare anche sullo specifico cinematografico, benchè anche questi forse troppo complessi perchè io li possa affontare con sufficiente serenità. Mi limiterò a dire che Malick ha realizzato un'opera talmente imponente che ha fissato un nuovo limite per chiunque d'ora in poi vorrà dirigere un film. Ha superato i confini di una Nuova Frontiera. Mi viene quasi da dire che da questo momento, per chiunque si definisca "autore di cinema" nulla sarà più come prima. Ma non posso fare a meno di sorridere, se penso a coloro che hanno deriso questo film. Certi giudizi (per fortuna una minoranza) dapprima mi hanno fatto molto male, ma poi mi sono rasserenato, pensando che ragionevolmente ogni opinione ha diritto di cittadinanza. Perfino quella di chi ha giudicato questo capolavoro assoluto nell'ottica di una "pagliacciata new age", per tacere poi di chi ha parlato di un film condizionato da una visione dell'Uomo reazionaria e bigotta. A quest'ultimo proposito, io riconosco -è innegabile- che l'opera sia pervasa da uno sguardo mistico che privilegia la spiritualità, ma è proprio questa posizione che assicura al film un irresistibile fascino emotivo. Accennavo prima all'aspetto squisitamente cinematografico. Dal punto di vista tecnico, Malick ha allestito uno Spettacolo miracoloso. Inquadrature, tecniche di ripresa, profondità visive, movimenti di macchina: tutto realizzato nell'ottica di una perfezione impressionante, immergendo lo spettatore in un mondo a parte, fatto di immagini mai viste così evocative e potenti. Il tutto, poi, vissuto attraverso un commento sonoro di estrazione classica altrettanto potente. E dall'altra parte dello schermo ci siamo noi spettatori, consapevoli (almeno è ciò che auspico) di questa Grandezza e prigionieri di un fascino che il cinema di questo millennio è ancora in grado di regalarci. Alla faccia di tutto, dai fottuti occhialetti 3D alle insulse commediole americane sui quarantenni bambinoni. Una breve parentesi per elogiare gli attori, tutti all'altezza, tutti in grado di offrire prove eccellenti. Oltre alle due star Pitt e Penn, mi piace segnalare una splendida Jessica Chastain, meravigliosa nei panni devoti e trattenuti della madre. E poi naturalmente il piccolo protagonista, Hunter McCracken, disinvolto ed intenso  come pochi altri attori bambini, e che fra l'altro ha la macchina da presa puntata sul suo viso per quasi tutta la durata del film. Molto interessante la figura del padre (Brad Pitt), questo uomo medio-mediocre, cattolico ultraconservatore, di rigorosi principi, ma schiavo di una frustrazione che trova sfogo in veri accessi di rabbia che mortificano i famigliari. E molto suggestiva la sequenza finale ambientata in una specie di "città della gioia", dove si celebra la Suprema Riconciliazione, in una sorta di rito collettivo d'Amore e di Serenità, e dove tutto è sovrastato dalla purezza definitiva di un'abbagliante luce bianca. Un'esperienza mistica, un percorso nel dolore che ci ricongiunge con le origini della Vita e dell'Universo, mostrandoci quell'evoluzione magmatica del Cosmo da dove prese forma ciò che oggi siamo diventati, nel Bene e nel Male, eternamente divisi tra Innocenza e Violenza, tra Natura e Grazia. Senza alcun dubbio il film dell'anno. E non solo.
Voto: 10

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