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Alice in Wonderland

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Alice in Wonderland

di FilmTv Rivista
6 stelle

Il duello dell’assurdo e dell’eccentrico tra Lewis Carroll e Tim Burton è tutto dispiegato in Alice in Wonderland, tratto dal testo tutt’altro che “infantile” scritto nel 1865, potente requisitoria in forma di fiaba contro l’Inghilterra vittoriana. Il regista dark di Edward Mani di forbice interpreta le avventure della bambina caduta nel buco dell’aldilà immaginario facendo appello a tutto l’armamentario fantasmagorico del suo cinema, e popola il paese delle meraviglie con gli incubi di cavalieri neri, streghe, draghi, creature freak, in un mix gotico horror tra Narnia, Parnassus e La fabbrica di cioccolato. Girato in bidimensione e poi gonfiato digitalmente in 3D, coniuga animazione e riprese dal vero, mette in scena un sublime Johnny Depp-Cappellaio Matto e una Helena Bonham Carter- Regina Rossa macrocefala, che compongono la galleria carrolliana con la Lepre Marzolina, il Coniglio Bianco, il Brucaliffo, lo Stregatto... Personaggi che la Disney, produttrice del film, ha già incontrato nel 1951 con il cartone animato, supervisionato da Walt e che, secondo Tim Burton, non è «la versione migliore in assoluto». Ma basta mettere a confronto il racconto di Carroll e il cartoon per riscontrarne lo stesso humor tagliente, il gioco logico e linguistico, la geometrica precisione nelle allusioni ai cerimoniali repressivi vittoriani. Alice, la bambina, nel film disneyano è una sovversiva, manipola le parole, le distorce in altri significati, fedele alle intenzioni dell’autore, mentre quella di Burton è una “emancipata”, una diciannovenne che rifiuta un matrimonio combinato e sogna di diventare un capitano dell’industria, alla conquista dei mercati cinesi, seguendo le aspirazioni colonialiste del padre. Così tutta la girandola visionaria di questo Alice in Wonderland finisce per assecondare il mondo del suo regista, il che non è poco, ma fallisce nel distillare la vera essenza dell’originale. La piccola dell’età di otto anni, capace di mettere a soqquadro l’aristocrazia inglese, diventa la pacata ragazzina (Mia Wasikowska) al seguito della Regina Bianca (Anne Hathaway), paladina in armi contro un feroce mostro alato, per nulla “nonsense” come il famoso poemetto Jabberwocky, che Carroll compose nel seguito di Alice in Wonderland, Attraverso lo specchio.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 10 del 2010

Autore: Mariuccia Ciotta

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