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Alice in Wonderland

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alice in Wonderland

di cantautoredelnulla
8 stelle

A mio figlio il film non è piaciuto. A lui sono piaciuti solo Alice, il cagnone grande, bianco e nero (il grafobrancio) e Pinco-Panco. Nel silenzio della sala cinematografica, in una pausa delle parole e dell'azione, mio figlio ad alta voce ha commentato: papà, che brutto nome Pinco-Panco. E' brutto davvero? L'edizione di Alice che ho dell'Einaudi chiama i due personaggi Dimmelo e Dammelo, ma in quell'edizione Humpty Dumpty viene chiamato Tappo Tombo. Personalmente se i personaggi avessero mantenuto i loro nomi originali invece di essere adattati all'italiano non mi sarebbe dispiaciuto.
Il giorno dopo mio figlio ha detto che a lui è piaciuto il dinosauro (Ciciarampa). Ci sono abituato, ogni film viene approcciato da lui personaggio per personaggio. La prima volta che ha visto Il mago di Oz ha detto che non gli era piaciuto il film, ché lui preferiva Opopomoz. E ora sono settimane che mi fa vedere solo Il mago di Oz.
Oggi, a conferma di questa regola, mi ha detto: papà, quand'è che torniamo al cinema a vedere Alice?
Ecco, probabilmente io ho preso da lui e anch'io ho a volte bisogno di vedere un film più volte per apprezzarlo al meglio.
A me il film è piaciuto, ma sono andato al cinema a vederlo più incuriosito dall'aspetto visivo e grafico del film, che non dalla storia. Questo perché ritengo che i due libri di Alice siano bellissimi e di un livello letterario altissimo, ma proprio in virtù di questi valori non facilmente riproducibili, con le stesse qualità, a livello cinematografico.
Mi viene in mente, se penso a un paese delle Meraviglie, colori sgargianti, succulenti, cose imprevedibili, enormi o microscopiche, ma comunque imprevedibili. La meraviglia nasce dall'imprevedibilità.
La storia è lineare, talmente semplice da convincermi a portare mio figlio di 3 anni a vederla. Del resto anche il film della Disney, che da molti è considerato il film più complesso e bello della casa cinematografica, non riesce a tenere testa al libro.
I dialoghi sono in qualche punto sgrammaticati, a volte giocati sui nonsense nel rispetto del libro. Pinco-Panco per esempio che negano la negazione per affermare, la domanda esistenziale più ripetuta al mondo (e quella che forse non avrà quasi mai una risposta sufficiente): chi sei? E da lì lo scatenarsi del gioco di parole: Brucaliffo? - No sono io il Brucaliffo e via discorrendo.
Muovo una critica al cappellaio matto che più che matto sembra depresso, ma forse questa è la pazzia più tangibile del nostro secolo, oltretutto pazzia inflitta dalla perdita del lavoro, quindi attualissima.
Chiuderò con la bellissima Regina di Cuori, che rappresenta una bambina mai cresciuta. A ogni smacco grida Tagliategli la testa!
Mi ricorda un amico che scriveva racconti e i suoi personaggi erano ispirati alle persone che conosceva. Se un giorno litigavi con lui, il giorno dopo ti diceva che nel suo racconto il personaggio che era tacitamente ispirato alla tua persona, moriva. Quando tutti capirono il giochino, iniziò a organizzare dei tornei con Fifa e le squadre erano ovviamente di tutti i suoi amici. Quando qualcuno di noi litigava con lui vedeva la propria squadra curiosamente cadere negli abissi della classifica.
Sebbene questo atteggiamento infantile sia assolutamente politically uncorrect, lo associo a un ricordo felice perché mi divertiva molto questa rappresaglia-voodoo digitale.
Quindi Evviva La Regina Rossa, evviva la Capocciona Maledetta!

Cosa cambierei

Avrei girato il film solo con dei ragazzi, come si trattasse di un film che riprendeva un gioco di ruolo. Avrei inoltre mostrato in 2D e in bianco e nero il mondo di Alice, magari anche con una breve scena da cinema muto e in 3D il mondo delle meraviglie. Ma allora, forse, sarebbe stato un altro film!

Su Tim Burton

Regia dalla mano leggera, come la sceneggiatura che è semplice e lineare. I personaggi o sono totalmente buoni o totalmente cattivi, il che rispetta la visione manichea dei bambini che imparano solo col tempo a comprendere che esistono le ombre anche nei punti di piena luce. Probabilmente, mi viene da dire, questo film non punta solo a un pubblico adulto, ma ancor di più al pubblico infantile portando sullo schermo un'avventura che non ha la pretesa di insegnare, delineare o raccontare qualcosa di più di una semplice fiaba con morale annessa. Questo prende le distanze dal libro di Carroll, ma è molto più in linea col cinema Disneyano.

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