Regia di Tim Burton vedi scheda film
Immaginatevi di non sapere nulla del celebre romanzo di Lewis Carrol, come foste uno dei tanti insopportabili bambini chiassosi e olenti di pop-corn che troverete in sala, o un pastore errante nell’asia fino a due giorni fa ignaro di ogni letteratura, e poi provate a guardare questo film: vedrete una favola tra le più brutte mai concepite, sgangherata, mal costruita, con passaggi inspiegabili anche dalla più fervida, fantasiosa immaginazione: il “buono” è in ceppi, un secondo dopo passeggia tra i boschi con Picchio di qua e Pacchio di là. Gli spietati, infallibili, crudeli segugi inseguono una pista odorosa, la preda si mette dietro un albero e quelli tirano diritti. Le due regine si incontrano per la cruenta guerra con lo stesso atteggiamento di un rendez-vous prima di recarsi a un party di Briatore… Acqua da tutte le parti.
Accantonato un impossibile giudizio sul Johnny Depp (troppa roba sulla faccia… chi mi garantisce che sia davvero Johnny Depp?!), maledetta la volta che la Bonham Carter ha incontrato Tim Burton, che non s’è più vista sullo schermo se non mostruosizzata (sigh… dov’è il faccino romantico e malinconico della Camera con Vista, o la sofferente Ofelia che amava Mel Gibson nell’Amleto di Zefirelli?), rapidamente liquidata la protagonista Mia Wasikowska con un significativo, intonato sbadiglio e attenderci di (non) rivederla presto o tardi (nell’accezione Na’vi del termine), con l’intento di risparmiarci l’ennesima insipida stellina nascente da aggiungere alle tante già smorte che popolano il cielo del cinema, la cosa più divertente di tutto il film rimane senz’altro la Hathaway/Regina Bianca che, così conciata e così semovente, è praticamente identica a Cicciolina nella prima seduta alla Camera dei Deputati.
Aggiungete che, sfrucugliando in rete, rimarrete delusi dal sapere che anche questo film, come già fu per Avatar, il tridimensionale è stato aggiunto strada facendo e che la cosa si nota benissimo (anzi, malissimo: alcune scene, come quella della stanza di Underland dove termina il volo di Alice, scurissima e praticamente invedibile, sono di pessima qualità visiva) il risultato finale è un mezzo cartoncino animato che solo costa un filino in più degli altri (il noleggio degli occhialetti), gonfio degli anabolizzanti pubblicitari che lo tramuteranno in un successone, e che fa vivamente sperare, almeno a me, che Tim Burton non voglia più cimentarsi con sceneggiature non originali, dove il suo genio e la sua creatività malamente imbrigliati, hanno dato un risultato davvero deludente.
Aridàtece Edward e le sue mani di forbice, please!
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