Regia di David Yates vedi scheda film
Dopo qualche anno a digiuno di nomi, favolistici accademismi, e scorci d’un mondo fantastico tutto particolare l’inizio in medias res è un po’ spiazzante, ma poco alla volta ricordi e sensazioni riaffiorano e la magia, estrapolata con perizia dalla nuda carta stampata, prende vita…
Stesso regista (David Yates), stesso sceneggiatore (Steve Kloves), stesso montatore (Mark Day, cambia invece il direttore della fotografia), eppure questo penultimo capitolo sa distinguersi nettamente dai precedenti (dal 6° in particolare): intanto colpisce la buona fedeltà al romanzo - nient’affatto scontata - anche se, giocoforza, si trattava di dare una degna conclusione alla saga e la scelta di spezzare in 2 parti l’ultimo episodio inevitabilmente non avrebbe potuto far mancare la sua influenza sullo script (che raramente s’affloscia - visto il caratterino tutt’altro che malleabile dei giovani protagonisti - in qualche teso momento d’isterismo collettivo). Ottimo è il montaggio delle scene (preciso, ma indiavolatamente euforico, un po’ come i convincenti effetti speciali) e ottime le scenografie patinate (sia gli interni, minuziosamente ricostruiti, sia gli esterni, davvero stupendi). Ma è la direzione di David Yates a impressionare di più. Matura, ben salda (anche quando l’inquadratura oscilla perchè la macchina da presa viene portata a spalla),”vitale”(alla faccia del nefasto momento storico in cui si svolgono i fatti), proprio ciò che serve per amalgamare, senza grumi, generi diversi (drammatico, avventura e noir) nel calderone del fantasy per antonomasia (dopo Il signore degli anelli ovviamente), in un mix esplosivo che trova il suo apice nell’oscuro apologo sul significato dei “doni della morte”…visivamente strepitoso!.
Quasi 2 ore e mezza che volano in un lampo e l’acquolina in bocca per l’ultimissimo episodio della serie sono la garanzia d’un successo quasi impensabile (quantomeno per me, visto che non sono un fan incallito della saga), ma che necessita d’un ultima prova (–1!!) per essere consacrato definitivamente come tale. E io non vedo l’ora.
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