Regia di David Yates vedi scheda film
Dopo il pessimista episodio precedente, la serie sprofonda nel dramma; non più le sicure mura di Hogwarts, né i rassicuranti professori potranno aiutare un disperato Harry Potter e i suoi due amici. Tutto è precipitato, gli alleati morti o esiliati nel vano tentativo di resistere al male imperante, oramai assurto a potere dominante nel mondo dei maghi.
Mi duole ripetermi, ma nel finale la storia del maghetto si fa sempre più interessante; messi da parte i prudori pre e post adolescenziali dei precedenti episodi, infatti, il pessimismo la fa da padrone. La spensieratezza è scomparsa, l’entrata nella vita adulta di Harry Potter e dei suoi compagni di sempre è avvenuta e non si preannuncia né facile né consolatoria. David Yates sceglie, come soluzione narrativa per questo pre-finale, la via dell’esilio e dell’odissea, scelta apparentemente trita ma salutare in una serie che iniziava a segnare il passo. Quasi la totale durata del film è dedicata, infatti, alle disperate fughe del gruppetto di ribelli, senza meta e braccati da nemici spietati e soverchianti per numero. La solitudine, quale elemento preponderante del racconto, schiaccia e deforma anche i rapporti consolidati, facendo vacillare perfino le unioni più forti. Solitudine (o prova di maturità) anche attoriale, visto che il terzetto di protagonisti regge su di se quasi l’intera durata della pellicola, abbandonati, per ragioni sceniche, dalla abituale e rassicurante messe di ottimi caratteristi di contorno.
Tali elementi, uniti ad una tensione che non scema mai (magistralmente sostenuta dalla regia) e ad un montaggio implacabile, non fanno che aumentare la voglia di vedere il capitolo finale, sperando che non deluda le aspettative.
Disperata.
Matura.
Fedele.
Sperduto.
Ripetitiva.
Titubante.
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