Regia di Gregor Jordan vedi scheda film
Essendo Easton Ellis uno dei miei autori preferiti, ed essendo "The Informers" tratto dalla sua raccolta di racconti brevi "Acqua dal Sole" (che ho potuto apprezzare in lingua originale, intitolata "The Informers" esattamente come il film), non potevo non vedere questa pellicola.
Lasciando perdere tutto quello che c'è nel libro e che nel film non è nemmeno accennato (non sperate nemmeno di vederlo quale trasposizione del libro, di cui restano per intero solo certe scene), quello che di positivo si ritrova è il tentativo di rappresentare, servendosi di un intreccio narrativo tra le varie vicende, le vite dei protagonisti.
Vite che, inutile dirlo, sono emblema di tutto quello che accadeva a Los Angeles (e non solo) negli spensierati, modaioli ed edonisti anni '80.
Vite, però, non solo di giovani ricchi e belli (e irrimediabilmente soli ad affrontare un mondo che non offre legami emotivi forti e stabili, nè punti di riferimento, tanto che i genitori sono altrettanto belli, ricchi, egocentrici e isolati) ma anche di chi vorrebbe emergere dal basso (il giovane portiere interpretato da Brad Renfro, che deve fare i conti con lo zio criminale con le sembianze del temibile Mickey Rourke).
Vite, tutte, trascorse vagando da un eccesso all'altro alla ricerca non si sa di cosa, semplicemente perché quello è l'unico modo in cui vive la gente di L.A., e semplicemente perché -come dice uno dei protagonisti, cui presta il volto John Foster- non c'è nessuno ad insegnare che cosa è giusto e che cosa è sbagliato.
Ed ecco che alla fine arriva, immancabile, il tremendo presagio di una morte incombente, dazio obbligatorio dopo un'esistenza in cui si crede che tutto sia senza conseguenze (il riferimento è all'AIDS, che negli anni '80 diventò pandemia).
Con la sensazione -guardando ciò che succede attorno a noi ogni giorno, con giovani ubriachi a tredici anni, gravi incidenti stradali ogni week-end, consumo di droga in aumento- che la vita che era la norma in certa America di venticinque anni fa, sia stata germe di qualcosa (la voglia di evasione, di rilassarsi e basta, di fuggire da tutto, di non pensare a niente se si è più o meno giovani e se ce lo si può permettere) che è con noi ancora oggi.
Concedo il voto "buono" ma il film è al limite con la sufficienza...bisogna guardarlo pensando che l'approccio ai temi affrontati è per così dire crudo, e pensando che non ci si deve aspettare un vero inizio e una vera fine, perché si tratta di un mosaico di pezzi di vita dei protagonisti -e se si mettesse sullo schermo una settimana qualsiasi della vita di ognuno di noi, dubito che ci sarebbe un vero inizio e una vera fine.
In sintesi: film consigliato, ma guardatelo senza troppe aspettative.
New Gold Dream dei Simple Minds in apertura al film è una scelta azzeccata, per il resto vi sono brani anni ottanta non tra i più famosi, e altri mai sentiti (però è apprezzabile, nella scena in cui i giovani sono tutti strafatti, la canzone di sottofondo che dice "I'm the one they will replace with another face, an empty soul": i ragazzi sono ormai esseri vuoti, bei corpi privi di cultura e spirito, rappresentanti di qualsiasi faccia bella e senz'anima)
Cambierei certamente l'adattamento dal libro, nonché alcune interpretazioni (non mi hanno poi convinto così tanto Billy Bob Thornton, per non parlare della ragazza che interpreta Susan).
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