Regia di Dario Argento vedi scheda film
Un dispotico e avido pellicciaio, ossessivamente infatuato di una spogliarellista di colore, viene avvisato da un cacciatore di frodo della possibilità di venire in possesso di una partita di pellicce di procione di qualità così sopraffina da sembrare dei pregiati visoni. Recatosi in loco per controllare la merce, l'uomo scopre che sia il vecchio cacciatore, sia il figlio, risultano morti nel modo più violento immaginabile. Il mistero di quella morte, e di tutte le sanguinose e violente conseguenze che ne deriveranno, deriva proprio dai malefici influssi esercitati ad opera della misteriosa anziana proprietaria del terreno ove il vecchio cacciatore ha nascosto le trappole per catturare le ambite e pregiate prede.
La pelliccia di quegli animali, risulterà infatti essere in grado di condizionare perversamente la mente di chi la indossa: capiterà anche alla bella donna desiderata dall'industriale, che, venuta in possesso della splendida pelliccia confezionata dal suo spasimante, perderà la facoltà di raziocinio, spinta a commettere ogni più turpe azione per difenderne il diritto di possesso.
Episodio della serie Masters of Horror, costellata di grandi firme del cinema di genere, ma qualitativamente piuttosto fiacchina, Istinto animale è il secondo episodio diretto da Dario Argento, dopo il più riuscito Jenifer.
Nella regia del celebre e stimato autore italiano, qui in piena epoca di decadenza artistica irrimediabile, risulta decisamente irrintracciabile lo stile comunque palpitante e frenetico anche lievemente riconducibile al cinesta ottimo di tutti i '70 e '80, presente anche in opere brutte e mal dirette come La Terza Madre o Il Fantasma dell'Opera. Solo qua e là si evidenzia una certa attenzione per il mondo animale (questa volta tocca ai procioni), e una certa insistenza verso riprese di nudi femminili, spesso presente nel cinema argentiano.
Non che ciò risulti bastare, quasi come se Argento, in questa operazione commerciale dedicata ai maestri del cinema d'orrore, avesse apposto una sola firma di fiducia su una operazione in realtà assai standardizzata, recitata da attori qualunque (se si eccettua il glorioso John Saxon), decisamente poco ispirati, poco coadiuvati da un copione-giochino che punta al sadismo in stile kinghiano, senza riuscire peraltro a tradurne alcuna dinamica. Il tutto addentro ad un prodotto piattamente televisivo, diretto convenzionalmente e al risparmio (gli effetti speciali poveri sono sempre piuttosto grotteschi se non patetici) senza particolari verve o sussulti che non rientrino nel gore più banale e scontato.
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