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Istinto animale

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Istinto animale

di DeathCross
8 stelle

Argento firma una favola macabra dai risvolti ecologisti, dove il sanguinario mercato pellicciario viene denunciato spietatamente, e assieme ad esso viene messo sotto accusa tutto il sistema capitalistico, che considera la Natura e la Vita (e quindi anche il Sesso) esclusivamente in funzione utilitaristica. Poco importa, poi, se per ottenere un profitto l'imprenditore debba distruggere la sacralità della vita, della carne, l'importante è che poi si possa produrre della merce di 'qualità' da poter vendere al mercato e ai suoi superficiali adepti. Il mediometraggio non risparmia neanche il consumatore (o, in questo caso, l'indossatrice designata): l'ossessione malefica per il possesso e l'indossamento di pelle morta di creature massacrate barbaramente è indice dell'ossessione di matrice borghese (oramai, purtroppo, inculcata anche nelle masse) verso l'apparenza, che si traduce in ipocrisia, una delle peggiori brutture che infestano la società. Nella pellicola in questione (scusate la divagazione), questa follia viene punita con una speculare ossessione dai risvolti radicalmente (auto)distruttivi: per aver sterminato degli/lle innocenti (anche se la maledizione scatta solo con l'uccisione dei procioni-guardiani) e aver trattato in generale gli altri esseri viventi, umani compresi, come semplici oggetti (in particolare dipendenti e spogliarellista), il nostro grosso pellicciaio (e tutti coloro che avranno la sfortuna di toccare le pelli dei procioni) resterà colpito da un profondo impulso viscerale (quasi erotico) che lo porterà a colpire brutalmente sé stesso, levandosi la propria pelle come fosse un vestito, gesto che allude simbolicamente al rigetto della spesse vestaglia di ipocrisia, ormai inutilmente scomoda.

 

Sorprendete episodio dell'interessantissima serie tv "Masters of Horror", vanta un buon cast (magnifico Meat Loaf, ma degni di nota anche la stripper di Ellen Ewusie e la particina di John Saxon), ottimi effetti splatter e una coinvolgente colonna sonora del semper fidelis Claudio Simonetti. Ma l'aspetto più importante è la rivelazione di come il grande Dario Argento non abbia completamente perso la sua abilità (molto più che in "Jenifer", qui la mano del Regista si sente eccome, e non solo per la fugace traccia di lesbismo), anche se per tornare a splendere è fondamentale che il nostro carissimo regista si lasci affiancare da collaboratori che controllino l'effettiva qualità dell'opera (senza perdere tempo nell'inutile pratica della contemplazione passiva di una Pietra Miliare del Genere), affidando inoltre la stesura delle sceneggiature ad altri personaggi, per potersi dedicare anima e corpo alla Regia delle sue opere.

 

In attesa che il nostro caro Dario arrivi a comprendere codeste argomentazioni, o che trovi un Lampo di Genio capace di riportare in vita il suo sopito slancio creativo (oppure che decida di dedicarsi alla regia di prodotti per la tv straniera), godiamoci questo ottimo mediometraggio televisivo, condito dal succulente richiamo finale in ascensore al Capolavoro "Profondo Rosso".

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