Regia di Robert Altman vedi scheda film
Altman è noto per avere 'reinterpretato' a modo proprio i generi più classici del cinema americano: così come aveva dato una versione molto particolare del film di guerra in Mash, così come il suo Nashville sarà piuttosto diverso dalla media dei film musicali, ecco che questo Il lungo addio si sviluppa in maniera anomala per essere fondamentalmente nient'altro che un noir. L'investigatore Marlowe, protagonista del'omonimo romanzo di Raymond Chandler, è qui affidato a un Elliott Gould gigione e solare, lontano dallo stereotipo del detective serioso, malinconico, assorto nel lavoro e nelle riflessioni; anche la tensione stessa, che dovrebbe essere il cemento di una trama simile, latita a lungo, venendo a crearsi solamente nella parte finale della pellicola. Ma questo è forse dovuto anche al fatto che la storia di Chandler, sceneggiata da Leigh Brackett, appare inizialmente semplice, per rivelarsi pian piano sempre più confusa e involuta; Brackett, da parecchi anni sceneggiatore di fiducia di Howard Hawks, aveva già scritto per il cinema un testo originariamente firmato dallo stesso scrittore (Il grande sonno), nonchè alcuni western - e non solo - con protagonista John Wayne (El Dorado, Hatari!, Rio Lobo). Accanto a Gould svetta qui uno Sterling Hayden dalle fattezze prepotentemente hemingwayane; fra le comparse c'è anche, non accreditato, Arnold Schwarzenegger. 6/10.
L'investigatore Marlowe viene urgentemente contattato dall'amico Lennox, in piena notte; lo aiuta a fuggire in Messico e scopre che è accusato di uxoricidio. Ma, per quanto Marlowe sia certo dell'innocenza dell'amico, questi pochi giorni dopo viene ritrovato suicida.
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