Regia di Robert Altman vedi scheda film
Altman affida sorprendentemente il ruolo di Marlowe a Elliott Gould, non per un intento dissacratorio e iconoclasta ma perché è lui (non Mitchum, protagonista di un’operazione gradevole ma fuori tempo) a incarnare il perfetto Marlowe degli anni ’70. Questa personalissima rivisitazione del noir rispetta le regole del genere ma allo stesso tempo scava spazi di novità al suo interno: vediamo il detective che cerca di soddisfare le esigenze alimentari del suo capricciosissimo gatto (la prima scena, che dà il la al film) e ripete ossessivamente una frase tic (“è ok per me”), e rischiamo di giudicarlo un po’ scemo. Poi però arriva il finale durissimo, che qualifica il personaggio come un loser solitario e ne conferma la statura morale: un amico ha tradito e quindi deve pagare, non è una cosa che si possa risolvere con battute argute davanti a un drink (di farsi corrompere per denaro neanche a parlarne). Capisco che ai puristi possa non piacere; io, da profano dei romanzi di Chandler, lo apprezzo moltissimo.
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