Regia di Robert Altman vedi scheda film
Gran film, non c’e’ dubbio, ma non il capolavoro che mi sarei aspettato. Eliot Gould e’ perfetto nei panni di un loser chandleriano aggiornato all’era di Nixon. C’e’ tutta una serie di personaggi azzeccati, dallo scorsesiano Augustine, nevrotico gangster ebreo, al cukoriano Roger Wayde, artista alcolizzato che ricorda molto, per vari motivi, il James Mason di “E’ nata una stella”. L’intreccio e’ confuso, un vero rompicapo. Lo stile caotico, sciatto, casuale, decontratto, grottesco, anti-classico di Altman rende la vicenda ancora piu’ ambigua e labirintica. Ci sono troppi tempi morti, troppe battute a vuoto, anche se l’intento di Altman era proprio quello di dare piu’ risalto agli umori, le atmosfere, i personaggi piuttosto che alla trama. Ebbene, credo che non ci sia riuscito del tutto, e il risultato finale e’ uno stravagante giallo/noir, privo del rigore dei classici e in parte irrisolto nei suoi ambiziosi intenti di quadro sociologico e di indagine esistenziale. Non c’e’ equilibrio, inoltre, tra le varie componenti: umoristica, drammatica, poliziesca… Non mancano i momenti alti, le intuizioni felici, le sottigliezze nei dialoghi, lo sperimentalismo nella messinscena, ma non bastano a rendere perfetta un’opera che, a ben vedere, non e’ poi cosi’ diversa da quelle che, 30 anni prima, interpretava Bogart.
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