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Il lungo addio

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il lungo addio

di Dany9007
9 stelle

Il decennio degli anni '70 ha dato davvero sfogo alla creatività di molti registi e sceneggiatori. Così come il genere western piuttosto che il poliziesco si erano rivoluzionati sensibilmente, Altman, all'epoca davvero in ascesa, ha impostato un noir dal sapore anarchico e disilluso, proprio figlio di quell'epoca. Innanzitutto la vicenda si avvia con il protagonista, detective privato Marlowe alle prese con il reperimento di una scatoletta di cibo per gatti, con un'attenzione che sembra figlia di quell' "elogio paradossale" con cui nel suo Don Giovanni, Molière faceva disquisire del tabacco e come faranno Tarantino o i fratelli Coen nei loro film, concentrando intere sequenze su tematiche di minor rilievo. Altrettanto innovativo l'avvio della vicenda, con una colonna sonora che si interrompe per poi riprendere a sequenze alternate. La trama, come già ampiamente citato non può non far tornare alla mente Il grande sonno del 1946, con il quale condivide la sceneggiatrice Leight Brackett, che divenne un'assidua collaboratrice di Howard Hawks, regista del prototipo. Si avvertono le battute sardoniche, il disincanto del protagonista, la sua indifferenza alle situazioni rischiose (e qui arriviamo anche ad un altro film che sarà a sua volta influenzato dal Marlowe di Altman, ossia Il grande Lebowski) ed in parallelo la vicenda assume dei tratti sempre più oscuri, un passaggio in macchina concesso ad un vecchio amico sembra nascondere un uxoricidio, l'incarico di scovare uno scrittore alcolizzato porta Marlowe a dover scavare tra un medico corrotto ma anche ad essere minacciato da un gangster locale. E tutte questa faccende sembrano essere collegate tra loro. Marlowe è una perfetta sintesi del perdente, che tuttavia ha il fiuto dell'investigatore. Ma soprattutto, in un contesto pressoché assente di qualunque personaggio positivo, Marlowe rimane l'unica persona coerente e con una dignità. Il finale in Messico, dove l'intreccio viene svelato, permette al protagonista di riscattarsi, con una vendetta che nei decenni precedenti non sarebbe stata contemplata dal protagonista "buono" di Hollywood. E' interessante che la battuta finale di Marlowe, in cui nella versione italiana alla frase "il solito Marlowe, non imparerai mai: tu perdi sempre", Marlowe risponde "Si, ma non questa volta", nell'originale, per suggellare il tono sarcastico del protagonista risponde "Yeah. I even lost my cat", riportandoci alla scomparsa del gatto iniziale. Eccezionale la fotografia e la colonna sonora che con il motivo "the long goodbye" lascia altrettanta incertezza sul significato del titolo del film. Oltre a Elliot Gould, eccezionale nel suo ruolo e sempre con la sigaretta in bocca, altrettanto notevole la figura dello scrittore interpretato dal grande Sterling Hayden, in un personaggio che ricalca anche fisicamente quello di Hemingway. Disturbante il ruolo del regista Mark Rydell, boss dagli scatti di violenza sconvolgenti e che tra gli scagnozzi conta anche un giovanissimo Arnold Schwarzenegger. 

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