Regia di Federico Bondi vedi scheda film
Rimasta vedova, Gemma (Occhini), che vive a Firenze, viene affidata a una giovane badante rumena (Petre). Dapprima l'anziana donna non riserva alla ragazza che rampognate e modi bruschi ma poi comincia ad attaccarsi alla giovane, al punto da seguirla fino in Romania alla ricerca del marito scomparso.
Il film d'esordio di Federico Bondi, nato da un'esperienza autobiografica, è l'ennesima variante sul tema scespiriano della bisbetica domata. Il regista, poco più che trentenne, si rifugia in un minimalismo narrativo incapace di declinare la complessità del rapporto tra anziana e badante - un tema attualissimo nelle geometrie sociali contemporanee - tanto in chiave psicologica quanto sociologica. Se l'impianto narrativo è quanto mai acerbo, quello formale non approda a esiti migliori: girato quasi in tempo reale - certi vezzi che ricordano il cinema di Angelopoulos - il film ha il suo limite espressivo maggiore nell'uso incerto e inadeguato della macchina da presa, con tanto di soggettive inappropriate e riprese statiche con azione fiori campo, scimmiottamento gratuito del cinema di Tarkovskij. A riscattare la pochezza dell'operazione, che pure ha palmari aspirazioni da cinema d'autore, contribuisce la prova maiuscola di una Ilaria Occhini ancora assai bella a dispetto dell'età, giustamente insignita al festival di Locarno col premio per la migliore attrice protagonista.
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