Regia di Guy Hamilton vedi scheda film
Mi fa sempre piacere vedere un film di guerra degli anni ’50 e ’60, soprattutto quando dispone di un bel cast e di belle scene di battaglia. Fa piacere la mirabile ricostruzione storica, come fa piacere vedere le interpretazioni calate nel periodo, la tensione delle importanti azioni di guerra, perché mi piace la Storia e mi piacciono i film storici. Certo, “I Lunghi giorni delle aquile” è fatto sulla falsariga di una produzione storica come il bellissimo “Il giorno più lungo”, e per questo ha delle pecche che possono disturbare (come storie d’amore ingombranti, ha fatto “buona” scuola a “Pearl Harbor”!). Però non si parla di un film bellico essenziale come mattoni quali “Apocalypse Now” o “Salvate il Soldato Ryan”, e neppure come lo stesso “Il giorno più lungo”-ci mancherebbe! È un onesto film di fattura britannica in stile hollywoodiano che sa far ben divertire o emozionare per tutta la durata dell’azione. Le scene di guerra sono senza dubbio fra le più belle che personalmente abbia mai visto, ed anche se non trasmettono molta emozione (un difetto covato purtroppo anche da “Il giorno più Lungo”), ma che riescono comunque a farti rimanere a bocca asciutta. In questo caso, il film bellico di ricostruzione storica è riuscito. Interpretazioni straordinarie (anche se Caine lo si vede per soli due minuti, come spesso accade per questo genere di film). C’è però da dire anche che un paio di momenti sono commoventi quanto basta per fare arrivare il film in zona “più che buono”: nella stazione della metropolitana, con il pilota che esce per sgomberare la strada sotto i bombardamenti prima che la stazione venga bombardata seppellendo la moglie e i bambini. Bellissimo momento, commovente. Tutto sommato, un bel film di genere storico da gustarsi in santa pace. Voto: 7
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