Regia di John Carpenter vedi scheda film
Una ragazza fugge per il bosco inseguita da una presenza invisibile, giunta sulla strada viene soccorsa da due medici che la portano nel loro centro specializzato, un istituto che pratica aborti, la scelta non potrebbe essere più azzeccata visto che la giovane dice di essere incinta.
La insegue suo padre, fervente cattolico e fanatico religioso, l’uomo rivuole indietro la figlia e il bambino che porta in grembo ma il Dott. Kiefer a capo dell’istituto si oppone con tutte le sue forze e sarà un bagno di sangue.
Seconda prova per John Carpenter nella serie Master of Horror, dopo l’ottimo Cigarette Burns il regista americano si avventura in un contesto pericoloso e non facile da trattare, politica, etica e religione non sono argomenti da prendere alla leggera, se poi ci mettiamo anche l’annosa questione dell’aborto (molto sentita negli USA) siamo veramente a posto, le carte in regola per un completo fallimento ci sono tutte.
Pro Life non sprofonda nel baratro della mediocrità ma ci va molto vicino, è un episodio che volutamente mantiene un basso profilo ma che anche in questo contesto evidenzia gravi mancanze, in primis è il soggetto a mostrare lacune evidenti, una storia esile che Carpenter utilizza per riproporre uno dei temi a lui più cari (l’assedio) e per giocare con lo spettatore autocitando il suo cinema migliore (La cosa e Distretto 13), irriverente e sempre più anarchico il vecchio John “cazzeggia” beatamente rischiando più di una volta il ridicolo involontario.
Per non parlare poi della piattezza dei personaggi, figure bidimensionali e stereotipate oltre i limiti del decente, Ron Perlam nel ruolo del padre fanatico non basta a salvare la baracca, si uniforma anche lui alla piattezza generale.
Tutto da buttare quindi?
Non proprio, buoni i primi quindici minuti del film e apprezzabile la scelta di Carpenter di non schierarsi, sono mazzate per i fanatici religiosi descritti come automi ignoranti e sadici assassini, ma anche per i dottori abortisti, che in cassaforte nascondono giubbotti antiproiettile e armi automatiche.
E nonostante un finale imbarazzante con demone (di gomma) che sbuca dal sottosuolo e accudisce il nascituro, nonostante i dialoghi a volte surreali e una regia dall’impronta troppo televisiva, non mancano piccoli tocchi geniali e rimandi a un cinema passato che tutti abbiamo amato.
La spruzzata di liquido bianco sull’infermiera, il feto che cammina come un ragno sul pavimento insanguinato e che sembra il bambino de La cosa, la scena splatterosa (e pure un po trash) dell’aborto praticato sul dottore, le teste che esplodono colpite da fucili a pompa; ma sono schegge impazzite in un contesto piatto e incolore.
Da Carpenter ci aspettiamo di più.
Voto: 6
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta